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Articoli sul Centro Neurolesi di Ceglie Messapica (Br) pubblicati dai quotidiani. _________________________________________________________________
Motulesi di Angelo Sconosciuto
La
riabilitazione pediatrica, la più difficile a realizzarsi per i
problemi di diversa natura che vi convergono e per le lunghe «liste di
attesa e di speranza» alle quali si è costretti, tra meno di un mese
avrà il suo punto di riferimento in Puglia e nel Mezzogiorno d'Italia.
Dal 1° dicembre prossimo, infatti, inizierà a funzionare - nella
struttura del centro «Neurolesi e Motulesi» e sotto la guida del prof.
Giorgio Albertini -, questa nuova scommessa della «Fondazione Silvana
Paolini», accesa nel più ampio scenario della gestione del centro
specializzato cegliese che, negli obiettivi dichiarati, intende
impegnarsi nella «ricerca», nella «cura dei bambini», nell'«alta
specialità», incidendo su una zona del territorio nazionale carente di
tali opportunità. «E con una fondazione non profit», specifica il
dott. Giampaolo Angelucci, giovane presidente del sodalizio, che ha alle
spalle la «Tosinvest sanità» e il legittimo orgoglio di aver dato
alla fondazione il nome della propria genitrice. La
ventilata buona notizia, che dovrebbe vedere concretezza anche prima di
quella data, ha già scatenato la corsa alle prenotazioni, tese a
ridimensionare, almeno un po', le lunghe liste di attesa nell'unico
centro romano specializzato nel settore e che nella crudezza delle cifre
parla chiaro: 300 famiglie dalla sola Puglia attendono di sperimentare,
per il proprio bimbo che avuto problemi congeniti o al parto, un modello
innovativo di riabilitazione - quello del prof. Albertini, appunto -,
che fa scuola in tutto il mondo. E la
scommessa della Fondazione Paolini sulla struttura cegliese è stata
quella, innanzi tutto, «di aprire in 35 giorni ciò che ci si è
palleggiato per 35 anni - dice Angelucci - affrontando la normativa
italiana, che è tra le più complesse, e facendo affidamento su ogni
componente della struttura, in un perfetto gioco di squadra,
valorizzando le professionalità del luogo, attraverso gente ben
formata; facendo tornare a casa quanti, in altre realtà di punta della
sanità italiana, avevano acquisito una notevole professionalità». Ed
in appena quattro mesi di vita, c'è già tante gente che - dal
meridione, isole comprese - attende di curarsi in questa struttura di
riabilitazione, che può contare su 90 posti letto, 9 in day hospital e
30 in ambulatorio, e che ha nel frattempo allacciato rapporti con
diverse strutture universitarie nazionali - da Bari a Bologna, a Roma a
Milano - europee e degli Stati uniti, convinti che ricerca e formazione
sono facce di uno stesso problema. «Tutti i nostri dipendenti hanno già
svolto 4.500 ore di formazione - spiega Angelucci -, e nei prossimi 12
mesi li attendono altre 5.500 ore di aggiornamento se vogliamo davvero
che questo centro continui ad essere un punto di riferimento nella
riabilitazione, che in Italia sembra avere ancora un grosso problema:
quello del controllo della prestazione offerta al paziente». Ma c'è un
altro punto di forza del «Neurolesi»: si chiama «gait analysis» ed
è un'attrezzatura scientifica complessa - funziona con un'équipe di
almeno 12 persone tra medici specialisti ed ingegneri - che fotografando
il cammino del paziente, consente di individuare i punti nevralgici sui
quali puntare nel corso della riabilitazione. Il comune mortale dovrebbe
pensare ad una sorta di «galleria del vento»: come questa individua i
diversi problemi aerodinamici di una macchina, così la «gait analysis»
consente una riabilitazione mirata ed efficiente al massimo. «Per
garantirne il funzionamento - spiega Angelucci - è stata sottoscritta
un'apposita convenzione con il Politecnico di Milano, ma ciò che
maggiormente conforta è che in pochi mesi la struttura di Ceglie ha
raggiunto i 25,6 giorni di "media degenza" portandosi ai primi
dieci posti in Italia, dove il top è pari a 23 giorni». «Gait
analysis», riabilitazione pediatrica. C'è un terzo progetto, però,
sul quale si preferisce, al momento, parlare poco e lavorare sodo,
attorno all'ideale tavolo rotondo, «perchè nella sanità - dice
Angelucci - si è davvero tutti alla pari nel dare un contributo per
affrontare un problema». Il terzo progetto è orientato alla cura di
quanti sono in coma. E non ci si
accorge nemmeno che l'avventura intrapresa dalla Fondazione Paolini ha
carattere di provvisorietà, visto che il rapporto con l'Azienda
ospedaliera, al momento, ha durata quinquennale e che c'è un
contenzioso innanzi alla magistratura amministrativa. «Siamo fiduciosi
innanzi tutto sull'operato dei giudici amministrativi - dice Angelucci
-, ma soprattutto siamo gente che crede in una scommessa: quella di dare
alla Puglia una risposta nell'alta specialità riabilitativa, di aver
dato l'avvio ad un'impresa non facile e che non teme, anzi attende di
essere giudicata, dall'utenza che nel settore della sanità va
rispettata al massimo considerato che si tratta dell'uomo che soffre».
Ceglie
M. - Polemiche con il Motulesi per la compilazione di un modulo con
le notizie del paziente Sui
ricoveri insorgono i medici «È una grave violazione della privacy dell'assistito»
di Valeria Arcangeli
Volge
al peggio la storia del Motulesi. Più si gratta e più esce il marcio.
Ora è la volta, anzi la rivolta, dei medici generici che finalmente
escono allo scoperto, raccontando tutte le «strategie» messe in atto,
fin dall'inizio, dalla Fondazione Paolini, per far convergere nella
struttura riabilitativa i malati. Volge al peggio la storia del Motulesi. Più si gratta e più esce il marcio. Ora è la volta, anzi la rivolta, dei medici generici che finalmente escono allo scoperto, raccontando tutte le «strategie» messe in atto, fin dall'inizio, dalla Fondazione Paolini, per far convergere nella struttura riabilitativa i malati. E non solo. Emerge pure - come la «Gazzetta» aveva già segnalato ieri - che le patologie oggetto della maggior parte dei ricoveri sarebbero banali e di routine. Con la conseguenza di disattendere le premesse di alta specializzazione che avrebbero dovuto caratterizzare il Centro perché diventasse di «cuore meridionale della riabilitazione» e di far lievitare il numero dei ricoveri impropri, fenomeno già difficile da contenere negli ospedali del territorio. Ma andiamo con ordine. Poco dopo l'apertura del Motulesi, si parla del luglio scorso, vennero diffuse tra i medici di base delle schede nelle quali, i professionisti avrebbero dovuto riportare i dati relativi ai pazienti da ricoverare. La compilazione di tali moduli, intestati prima alla Fondazione e solo in un secondo momento anche all'Azienda Di Summa e distribuiti pure dall'accettazione dell'ospedale, rappresenterebbero la condizione per essere accolti nella struttura. A parte i dati anagrafici e la patologia si sarebbero dovuti segnalare: i ricoveri precedenti e in quali strutture, se il soggetto era autonomo nell'alimentarsi, nelle funzioni fisiologiche e nella deambulazione, se avesse decubiti, cannula tracheale, disturbi nel linguaggio, nel comportamento e se fosse affetto da disturbi dello stato di coscienza. Il tutto si sarebbe dovuto consegnare alla reception (alla faccia della privacy) perché il dirigente ne potesse prendere visione prima di apporre il nulla osta al ricovero. «Una procedura insolita, ma soprattutto una chiara violazione della privacy alla quale noi medici ci siamo ribellati», afferma il dott. Donato Gallone, sindacalista della Fimmg. Chiesero perciò, un primo incontro con il dirigente del Distretto, Francesco Galasso che li invitò a non utilizzare i moduli ma, come sempre, il ricettario. Solo nei giorni scorsi, hanno incontrato il direttore sanitario della Ausl, Antonio Montanile. «Il rischio è - continua il medico - che si crei in grande una struttura fotocopia dei servizi di fisioterapia già esistenti negli ospedali territoriali, con grave pregiudizio per questi ultimi e a tutto discapito dell'alto profilo specialistico». Ma questo è solo uno degli aspetti che andrebbero presi in esame. Il più grave, infatti, attiene alla spesa che la Ausl, il cui debito in bilancio ha già raggiunto cifre da capogiro, dovrà affrontare per far fronte alle eccessive richieste riabilitative del territorio. Nel Motulesi un giorno di degenza ha un costo che supererebbe il milione. Il conto è presto fatto se si tiene presente che un ricovero va dai 30 ai 50 giorni. E ancora. Dovrebbe indurre alla riflessione la constatazione che la struttura ha finora accolto solo pazienti originari della provincia. Nessun capitale in ingresso, dunque, per il territorio, solo un affare miliardario per la Fondazione Paolini che, a fronte di guadagni favolosi (circa 20 miliardi annui), versa all'Azienda ospedaliera Di Summa un canone irrisorio (2 miliardi e 400 milioni a cui vanno tolti 700 milioni per gli investimenti).
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Molte le lagnanze degli ammalati per il vitto ritenuto misero
dall'inviata Valeria Arcangeli CEGLIE MESSAPICA - «Prenda la strada per S. Michele Salentino, attraversi il passaggio a livello e percorra due chilometri. Lo vedrà subito. Il Centro per Motulesi e Neurolesi ha una recinzione bianca». Il benzinaio cegliese, un giovanotto biondo e affabile, fa un cenno di saluto con la mano. Cortesia d'altri tempi, racchiusa in un centro agricolo di 20mila abitanti, arroccato sulle Murge. La strada è scorrevole. La struttura sanitaria si staglia in una zona collinare, in posizione baricentrica rispetto ai comuni della provincia. L'area su cui sorge si estende per oltre sei ettari. La sua edificazione è costata fino ad oggi circa 40 miliardi (35 solo di opere murarie e arredi, il resto sono voci relative alla manutenzione e alla guardiania andata avanti per oltre per dieci anni). A primo acchito, se non fosse
per l'ingresso presidiato da un severo guardiano che comanda una sbarra
elettrica (se si arriva qualche minuto prima dell'orario stabilito per
le visite, punta il dito sull'orologio e lo percuote in segno di
rimprovero, come a dire: «ancora non è ora») tutta quell'esplosione
di verde e di ulivi, potrebbe dare l'idea di una villa hollywoodiana.
Invece, è un centro specializzato di riabilitazione per pazienti con
disabilità causate da patologie di natura ortopedica e neurologica.
Percorrendo l'ampio vialone che conduce alla costruzione si nota subito
che gran parte dell'immenso giardino è ancora abbandonato e secco, gli
alberi d'ulivo hanno un'aria spettrale. Una donna entra nell'auto. È una delle addette alla cucina. Dice di essere soddisfatta del suo lavoro «anche se forse cambierà la gestione, almeno così dicono in giro». C'è un uomo con una giacca da camera e le stampelle che sta per andar via. È stato ricoverato per più di un mese. Sostiene che le sue condizioni sono migliorate, ma sembra ancora molto abbacchiato. Un altro invece è insofferente. È un camionista brindisino, anche lui da più di un mese soggiorna nell'ospedale. Vi è stato ricoverato a seguito di un ictus, «anche se quando sono arrivato qui stavo già bene», afferma. Dice di non comprendere perchè lo trattengano tanto, visto che ritiene di aver recuperato da molto tempo la funzionalità degli arti colpiti. La stessa osservazione fanno anche altri ammalati. Una convizione diffusa pure in paese. Diversi, infatti, hanno dichiarato che sebbene il Centro funzioni perfettamente, le degenze sarebbero troppo lunghe rispetto alla gravità delle patologie. «Il vitto è pessimo - si lascia sfuggire una donna di un paesino della provincia che è in visita al marito -. Ieri sera la minestra era salatissima e nessuno dei malati della corsia l'ha assaggiata. La frittata era una porzione microscopica» e per dare l'idea della pochezza indica la parte superiore delle dita della mano. Sarà un caso, ma il gestore è lo stesso che ha in affidamento il servizio ristorazione nell'ospedale Perrino: la Gemeaz cusin. Anche lì ci sono state proteste. «La struttura al momento è al completo e funziona a pieno regime: i 90 posti letto sono tutti occupati», non lascia spazio a dubbi la decisione con cui il direttore sanitario, Giovanni Mastrocola descrive l'intensa attività che viene svolta al suo interno. Otto i medici che vi operano, 35 gli infermieri, più 2 caposala, 13 ausiliari, 21 fisioterapisti. Assunzioni molto chiacchierate all'epoca. Sembra tutto perfetto. Ambienti nuovi e invasi dal sole. Aiuole interne ridondanti di fiori, pulizia con lode. La cura dell'immagine del Centro farebbe invidia ad una clinica privata. Dal 18 maggio la sua gestione
è stata affidata dal direttore dell'Azienda ospedaliera Di Summa,
Giuseppe Giuri a cui il complesso appartiene, alla Fondazione Paolini di
Roma. Ma la cooperativa S. Vincenzo di S. Michele Salentino, ha
contestato l'affidamento, ritenendolo illegittimo. La storia è
approdata nelle aule del Tar e poi al Consiglio di Stato, entrambi hanno
sospeso la convenzione già stipulata, sostenendo che per la scelta del
gestore era stata eseguita la procedura impropria.
Rifondazione comunista, come i Popolari, insinua sospetti sulla struttura di riabilitazione di Ceglie "Centro Motulesi, trasparenza zero" Introvabili i dirigenti della Fondazione Paolini di TEA SISTO «Buongiorno, Fondazione Paolini. Desidera». Questa volta è una centralinista di Roma a rispondere. Le si chiede di poter parlare con il direttore generale, il dottor Mariscotti. Ma il dottore è impegnato agli stessi orari del suo funzionario di Ceglie Messapica. Le polemiche sulla gestione del Centro neurolesi e motulesi infuriano. Sospetti di vario genere si innescano su un giudizio pendente davanti al Tar di Lecce che entro una ventina di giorni dovrà decidere se è stata giusta o meno la scelta dell'azienda ospedaliera "Di Summa" di affidare alla fondazione, ente morale senza scopo di lucro, il suo gioiello della riabilitazione. Ma, nonostante questi attacchi incrociati, i dirigenti della Paolini continuano a sottrarsi a una spiegazione pubblica. «La Fondazione è un soggetto privato», ha detto ieri il dottor. Giuseppe Giuri, direttore generale dell’azienda ospedaliera Di Summa, proprietaria del Centro. «Non ha quindi dimistichezza nel rapporto con la stampa. Ma ho spiegato ai dirigenti che comunque il Centro appartiene all'azienda ospedaliera e che quindi devono garantire la massima trasparenza della sua gestione». Un invito che evidentemente non è stato ancora raccolto. E intanto, dopo i Popolari, che puntano il dito contro le responsabilità dell'ex assessore alla Sanità, Michele Saccomanno, in relazione all'operazione di affidamento della struttura alla Fondazione, sull’argomento interviene anche Rifondazione comunista che contesta la politica delle assunzioni portata avanti dalla Fondazione in piena campagna elettorale per le regionali. Migliaia di disoccupati erano stati invitati a presentare domanda di assunzione. I criteri della selezione appaiono poco chiari. Difficile stabilire l’idoneità di un candidato in un colloquio che dura appena tre minuti. Attualmente, dicono a Rifondazione, gli assunti sono solo quaranta, compresi i part-time. I cegliesi sarebbero appena una dozzina tra i quali diversi parenti di amministratori della giunta di centro destra del sindaco Magno. Inoltre, secondo un articolo pubblicato su un periodico di Ceglie, la Fondazione intenderebbe istituire con i medici specialisti non un rapporto di lavoro dipendente, stabile, con le dovute garanzie, bensì un rapporto di collaborazione professionale. “Siamo assai lontani – si legge nella nota – dal Centro neurolesi e motulesi di alto profilo scientifico e tecnico per cui ci siamo battuti negli scorsi anni”. La struttura è comunque costata alla comunità 40 miliardi di lire. _________________________________________________________
Una cooperativa sociale aveva fatto ricorso contro la decisione di affidare la gestione della struttura alla Fondazione Silvana Paolini Centro Motulesi, tutti i dubbi del Tar di TEA SISTO Il procedimento amministrativo in corso
rappresenta comunque una batosta per il direttore generale dell'Azienda
ospedaliera "Di Summa", Giuseppe Giuri, che da un giorno
all'altro si è ritrovato senza il sostegno della Regione Puglia. La
Regione si è infatti costituita in giudizio, ma evidenziando la sua
estraneità alla decisione del direttore Giuri. Insomma il direttore
generale dell'Azienda ospedaliera, avrebbe fatto tutto da solo. Non è
d'accordo Giuri. Spiega di aver presentato a suo tempo la proposta di
pianta organica, di aver battuto varie strade che avrebbero allungato i
tempi di apertura del centro, di aver proposto, così come la legge
prevede, la costituzione di una società mista. Di aver infine deciso di
affidarsi a un'associazione senza scopi di lucro inviando quindi una
bozza di convenzione con la Fondazione Paolini all'assessore regionale
alla Sanità, Michele Saccomanno, il .quale gli avrebbe risposto
prendendo atto della decisione. Nulla di ufficiale, ovviamente, ma
comunque un incoraggiamento a continuare su quella strada. «Non ho affisso alcun bando perché ho preferito
affidarmi a una Fondazione già molto conosciuta», ha spiegato ieri
Giuri. «Confesso di essere rimasto sconcertato dall'atteggiamento della
Regione Puglia in questa vicenda, ma ho la coscienza a posto. E comunque
per me è importante aver aperto finalmente quella struttura e di averla
messa a disposizione della collettività». La Fondazione Paolini, secondo quanto previsto
dalla convenzione, deve corrispondere all'azienda ospedaliera un
miliardo 700 milioni l'anno, somma dalla quale possono essere detratte
le spese sostenute per eventuali investimenti. Strutture del genere di
cura e di riabilitazione guadagnano circa 20 miliardi l’anno. Non si può dire ,quindi, che l'azienda ospedaliera
brindisina abbia fatto un affare. ____________________________________ Sabato 27 Maggio 2000 Cronaca di Brindisi Colloqui e assunzioni Oltre seimila
disoccupati convocati prima delle elezioni Ad aprile arrivarono 6.500
convocazioni per eventuali colloqui di lavoro ad altrettanti disoccupati.
Le qualifiche non avevano importanza. Si faceva riferimento a posti di
qualsiasi tipo, ma non ai tempi di assunzione né, tanto meno, al numero
delle persone da reclutare. I colloqui sono iniziati poco prima della scadenza elettorale del 16 aprile scorso per il rinnovo del presidente e del Consiglio regionale della Puglia. Quelle conversazioni, durate appena tre minuti a testa, avevano lasciato sconcertati i candidati. Tali modalità di reclutamento del personale avevano suscitato numerose polemiche. |
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