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La maggiorana non c'è sull'Irpef, in Consiglio manca il numero legale

Mercoledì, 18 luglio

Il consiglio
 

 

 

 

<IP0><CF1><CP9><HR0,0.5,0.5,0><EL2.5>di <CF3>PIERLUIGI<QC>
GIORDANO CARDONE<CF><QC0>
<HR0,0.5,0,0><IP>
<CP>Più che sgominare un'organizzazione criminale con tanto di scala gerarchica interna, gli arresti eseguiti avantieri dai carabinieri di Ceglie sembrano prefigurare un vero e proprio mosaico dello spaccio cegliese. In altre parole, si tratta di un insieme di figure ben distinte che, come tanti singoli tasselli di una stessa opera d'arte, operavano individualmente nel popoloso comune brindisino avendo come punto di riferimento personale il 23enne Davide Tommasei, colui che, di fatto, tesseva il filo conduttore della ragnatela di pusher, rifornendoli di ogni tipo di droga reperibile sul mercato. Una sorta di vassallo della droga, quindi, dalla cui attività presumibilmente dipendevano quelle di un mezzo esercito di valvassori e valvassini. Detto ciò, una domanda logica non può essere taciuta: chi, a questo punto, i “fornitori del fornitore”?
Impossibile dirlo o immaginarlo con un minimo di verosimiglianza. Le immancabili voci di corridoio, però, insistono nel ritenere i quartieri storici della malavita barese come luogo privilegiato dell'approvvigionamento, ma anche in questo caso (così come sulle reali posizioni degli arrestati) saranno il processo e le ulteriori indagini degli inquirenti a cercare di far luce sui massimi vertici di un traffico che, considerando la quantità di merce su Ceglie, sembrerebbe avere proporzioni enormi. <HS0.1>
Fatto sta che ora il mosaico criminale è stato scoperto, e ogni eventuale approfondimento degli inquirenti potrà partire da una base solida e concreta (in termini di materiale umano da interrogare) che potrebbe far luce sugli stadi superiori del traffico a livello regionale.
Facendo un passo indietro, bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. Ottimo, in tal senso, il lavoro dei militari coordinati dal maresciallo Sante Convertini, i quali, dopo la richiesta di aiuto delle istituzioni e della società civile cegliese, hanno ricostruito con pazienza, capacità investigativa e profonda conoscenza del territorio quel che avveniva durante la notte nel centro cittadino. Quasi un anno e mezzo di attività investigativa, si diceva, partita dalla testimonianza di un tossicodipendente davvero ben informato sulle dinamiche dello spaccio e proseguita con un'attenzione paziente, minuziosa e, soprattutto, silente. Nulla, infatti, è trapelato sulle indagini, eppure di carne al fuoco ce n'era davvero tanta. Intercettazioni telefoniche (tantissime), appostamenti, dichiarazioni di altri pusher, di tossicomani, di persone informate sui fatti e di semplici avventori di quello che, per le modalità di spaccio, è sembrato essere una sorta di supermarket della droga a cielo aperto. Poi, dopo 16 mesi di composizione certosina del mosaico, alle prime luci di avantieri ecco il blitz, spettacolare, con settanta militari impegnati, unità cinofile e un elicottero a supervisionare dall'alto la perfetta dinamica dell'operazione. Gli abitanti del centro cittadino della città messapica, quindi, possono finalmente dormire sonni tranquilli: almeno per ora, infatti, la notte cegliese è stata depurata da quelle ingombranti presenze che vendevano sballo e morte.

 

 

 

 

 

La maggiorana non c'è sull'Irpef, in Consiglio manca il numero legale

Martedì, 17 luglio

Il consiglio
 

<IP0><CF1><CP9><HR0,0.5,0.5,0><EL2.5>di <CF3>PIERLUIGI <QC>
GIORDANO CARDONE<CF><QC0>
<HR0,0.5,0,0><IP>
<CP>Cocaina, eroina, hashish e anche subutex da acquistare nei luoghi di ritrovo più frequentati dai giovani di Ceglie Messapica, e il centro cittadino del popoloso comune brindisino che diventa meta privilegiata per clienti e avventori provenienti da tutta la provincia. In altre parole un vero e proprio supermarket della droga a cielo aperto. Questo è emerso dall'operazione condotta dalla locale stazione dei carabinieri (diretta dal maresciallo Sante Convertini) che, attraverso una lunga e complessa attività investigativa, hanno scoperto e smascherato un'articolata rete di spaccio che riforniva gran parte del mercato illegale del posto. <HS0.1>
Un'organizzazione criminale con tutti i crismi del caso, quindi, costituita da un gruppo di persone che, in concorso tra loro, smerciavano in città ingentissimi quantitativi di ogni tipo di sostanza stupefacente. Soprattutto bar e locali d'intrattenimento, come si diceva, i luoghi scelti dai pusher per la compravendita di droga. Ma non solo. Quando nei paraggi degli esercizi commerciali in questione si trovavano a passare alcune pattuglie dei carabinieri, infatti, gli scambi proibiti avvenivano anche in altri punti noti della città messapica, vale a dire nei pressi del cimitero, dietro al macello, vicino alla fogna, su alcune strade di periferia e, logicamente, presso le case degli spacciatori.
Le indagini dei carabinieri sono partite quasi un anno e mezzo fa (precisamente all'inizio del marzo 2006) grazie alla testimonianza di un tossicodipendente del posto che, trovato in possesso di un modesto quantitativo di droga, ha svelato ai militari la provenienza della stessa. <HS0.1>
Secondo il tossicomane la sostanza stupefacente gli era stata consegnata da un minorenne di Ceglie Messapica che, con la complicità del padre e della madre, svolgeva abitualmente attività di spaccio presso la propria abitazione. Non solo. A conferma delle sue dichiarazioni accusatorie, il tossicomane ha rivelato alle forze dell'ordine anche altri due particolari di grande importanza per l'inizio delle indagini: il luogo esatto dove trovare la droga (vale a dire nell'intelaiatura del letto del minorenne) e la persona da cui il minorenne si riforniva (il 22enne cegliese Davide Tommasei). Immediata l'azione dei carabinieri di Ceglie che, una volta giunti nella casa segnalata dall'informatore, hanno eseguito un'approfondita perquisizione domiciliare dalla quale è emerso che il tossicomane in effetti aveva detto la verità: all'interno della struttura in metallo del letto del ragazzo, infatti, vi erano 21 grammi di eroina. Manette per l'imberbe spacciatore e per suo padre e conseguente “salto di qualità” delle indagini, mirate, a questo punto, a verificare la posizione di Davide Tommasei. <HS0.1>
Da allora ad oggi intercettazioni telefoniche sul numero di cellulare del sospettato e dei suoi clienti (che si è scoperto essere spesso, a loro volta, pusher) nonché su quelli di altri presunti pusher segnalati dal tossicomane delatore, testimonianze di altri tossicodipendenti, appostamenti e un unico dato di fatto: Davide Tommasei (personaggio già noto alle forze dell'ordine cegliesi per motivi che si riconducono allo spaccio di droga) è l'indagato numero uno dell'operazione antidroga in questione e da ieri si trova dietro le sbarre insieme ad altre dieci persone, tutte accusate a vario titolo di detenzione illecita e spaccio di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti. <HS0.1>
Al processo, ora, il compito di stabilire la realtà dei fatti, una verità nella quale si muovono varie figure quasi tutte accomunate da un duplice filo conduttore: la testimonianza del tossicomane da cui è partita l'indagine e l'attività di spaccio di Davide Tommasei.
 

 

 

 

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