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Il costituzionalista - L'intervista al presidente emerito della Consulta Caianiello: "Vacatio incostituzionale"
Ceglie Messapica, 15 aprile 2001 - Il servizio pubblicato da "Quotidiano"
di Mino De Masi Una severa bocciatura dell’election-day,
data unica e unica nell’anno per votare i rappresentanti istituzionali
è venuta dal presidente emerito della Corte Costituzionale, prof.
Vincenzo Caianiello, che adombra addirittura conflitti con il dettato
della suprema legge. “Credo che il meccanismo
previsto dall’attuale normativa, che di fatto consente fino a 16 mesi
di vacatio elettorale, sia una norma eccessiva. Le elezioni si possono
svolgere anche a ottobre”. Ma l’election-day non doveva facilitare il rapporto tra cittadini e
istituzioni? Quando si vogliono troppe cose
insieme si finisce inevitabilmente per sbagliare. Questa moda dell’election
day, che aveva lo scopo di evitare eccessivo disturbo all’elettore, di
concentrare tutto in un’unica data, se va incontro a questa
conseguenze non è certo una buona soluzione. Alla fine le
amministrazioni locali, che dovrebbero essere rette da organismi
rappresentativi, finiscono per rimanere un anno intero senza
rappresentanti, non mi sembra un buon modello di democrazia. Fino a che punto lo Stato può sostituirsi nell’ambito delle autonomie
locali? Non mi pare sia previsto un
intervento dello Stato per riempire il vuoto. Guardi il caso della
Regione Molise, lì ha prevalso il principio inverso, anche se si diceva
che non bisognava commissariare. Se non fosse intervenuto il salutare
accoglimento della sospensione dalla parte del Tar noi avremmo avuto una
regione senza amministrazione. Credo comunque che questa confusione sia
causata dalla provvisorietà del momento preelettorale, con il potere
legislativo sciolto e le Camere chiuse. Alcuni Comuni sono destinati a lunghi commissariamenti, in Puglia due grossi
centri dovranno attendere almeno 14 mesi prima di poter eleggere il
sindaco. E’ una supplenza esclusivamente tecnica o la considera una
sospensione della democrazia? E’ una condizione sicuramente
lesiva del principio delle autonomie locali. Non dimentichiamo che il
primo passo verso l’affermazione del principio proprio di quelle
autonomie avvenne alla fine dell’Ottocento, quando i cittadini
potevano sì eleggersi i propri consigli comunali, però i sindaci erano
nominati dal Prefetto. Si riteneva che la nomina caduta dall’alto
fosse più autorevole, ma non era così. Vuol dire che un’unica sessione per il voto non è costituzionalmente
ammissibile? Ci sono delle conseguenze,
secondo me, di non conformità al sistema delle autonomie, perché
l’articolo 5 della Costituzione afferma che “la Repubblica è una e
indivisibile”, mentre poi queste leggi alla fine la rendono
divisibile, però riconosce e promuove le autonomie locali. Il principio
della autonomia è tra le convinzioni
supreme della carta costituzionale, sta nella prima parte, quindi
credo che si debba mettere subito mano a tutto facendo cadere questo tabù
dell’election day che, ripeto, finisce per produrre pochi vantaggi e
molti svantaggi. Però anche i sindaci hanno diritto alla eleggibilità parlamentare. Se si fosse osservata la legge
sulla eleggibilità dei sindaci avremmo evitato il problema, ma il nodo
non è questo quanto i problemi che porta l’election day. Il futuro Parlamento dovrà dunque rivedere la materia? Si dovrebbe prevedere una
maggiore elasticità per sanare queste situazioni inaccettabili, del
resto un tempo c’erano leggi che limitavano i commissariamenti a non
più di tre mesi, adesso per un’altra esigenza si arriva all’eccesso
opposto, con Comuni privi di rappresentanza democratica. Magari con l’incognita di vedere nuove figure professionali, la
costituzione del partito dei commissari prefettizi. Eh può essere, può diventare
una professione, ma non mi auguro l’Albo dei commissari prefettizi.
E’ un’eccessiva invadenza degli organi sovraordinati nelle autonomie
locali che è contrario al
fondamento costituzionale. Ritengo che il Parlamento debba rivedere la
normativa facendo cadere questa tendenza elettorale venuta fuori per il
nostro solito scimmiottamento con altri paesi. E’ materia di esclusiva competenza parlamentare o si possono ipotizzare
iniziative di governo? La materia dello scioglimento
dei consigli comunali è una materia elettorale tuttora competenza dello
Stato, semmai i nuovi Statuti regionali potrebbero prevedere interventi
in tal senso. Il servizio sui lunghi commissariamenti a Ceglie Messapica e Nardò.
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