Risale
al XV secolo il primo ospedale cegliese
di Pasquale Elia
Una
struttura ospedaliera, di cui sono rimaste tracce nella toponomastica
cittadina, risalirebbe nella nostra città a moltissimi anni addietro,
per essere più preciso, intorno alla seconda metà del XV secolo.
Stiamo parlando della meglio nota Cursìa
Sant’Antonio. Cursìa,
corsèa o corsìa, sono
tre parole con lo stesso significato, ovvero camerata,
corridoio, dormitorio, ospizio, insomma
un complesso con letti (C.Battisti-G.Alessio, Dizionario Etimologico Italiano, Istituto di Glottologia, Università
degli Studi di Firenze, Firenze 1968). Per quanto sopra quel termine corsìa
dobbiamo intenderlo con il suo vero significato odierno, ossia corsìa
di ospedale. Questa
potrebbe essere la dimostrazione che, a quel tempo, nell’odierna zona
di Piazza Sant’Antonio o nelle immediate sue vicinanze, extra
moenia, quindi, esistesse un luogo di cura forse per malati
incurabili. Ai
primi del XVI secolo Ceglie divenne possedimento di una delle più
importanti ed illustre famiglie dell’Italia Meridionale: i Sanseverino.
Intorno al 1534, la Baronessa Aurelia Sanseverino, già vedova del suo 1°
marito e cugino don Giovanni Sanseverino, promosse la costruzione di un
convento per monache, ma in seguito occupato dall’Ordine domenicano
maschile. A
mio parere in alcune locali a piano terra di quel monastero (oggi
occupato dalla Casa Comunale), nel 1545, fu alloggiato l’ospedale
cittadino e la Cappella annessa dedicata a San Giovanni Evangelista
dello Spedale. E’ da ritenere che quel “dello
Spedale” dobbiamo intenderlo appartenente all’ospedale. Il
Notaio Donato Antonio Ciracì in un suo atto datato 23 giugno 1606
scrive “…….Venerabile
Hospitale…….” (Archivio di Stato di Brindisi). Nel
1641, in questo nosocomio morì, si dice a seguito di parto, la
duchessina Isabella Noirot, moglie del Duca don Diego Lubrano. A
ricordo di quel triste evento il Duca, sconsolato ed afflitto, fece
collocare in quel luogo un monumento (odierna sacrestia Chiesa San
Domenico). Nel
1682 fu edificata l’odierna Chiesa, poi aperta al pubblico nel 1688, a
noi tutti nota come Chiesa di San Domenico, ma in realtà intitolata a
San Giovanni Evangelista dello Spedale. L’ospedale
vecchio, ora occupato dall’Azienda Sanitaria, verrà oltre
centocinquanta anni dopo. Nell’immediato dopoguerra (1940-45) fu, tra
l’altro, sede della prima Scuola Media e del Ginnasio. Mercoledì
20 febbraio 1743, alle ore 23.45, ultimo giorno di carnevale, una
disastrosa scossa tellurica, del 5°-6° della scala Mercalli, colpì il
Salento con epicentro nel Canale d’Otranto. Le città più colpite dal
sisma, con gravi danni a cose e persone, di cui si hanno notizie certe,
furono Brindisi, Lecce, Francavilla, Latiano, Mesagne, Nardò, Oria,
Mesagne, Manduria, Ceglie (ASBr, Notaio G.M.Bonavoglia, a.1743, prot.42,
CC.39-40; Notaio Antonio Carrasco, a.1745, prot.16, CC.12/V-13/R; Ennio
De Simone, Vicende Sismiche Salentine, Lecce 1993, p.73; Cattedrale di
Brindisi, targa posta sulla facciata anteriore destra dell’ingresso
principale). Altre scosse si fecero sentire il giorno 10 ottobre alle
ore 09.00 e il 31 alle ore 08.55 (F. Ascoli, La
Storia di Brindisi, Fasano 1976, p.350). In
quella occasione il nostro ospedale fu seriamente danneggiato, tanto che
nel mese di dicembre di quello stesso anno gli amministratori del
nosocomio decisero la sua “……riedificazione e la ristrutturazione….” (ASBr, Notaio T.
Lamarina, a.1743, CC. 298/T). Quando
Eugenio Principe di Savoia-Carignano, Luogotenente Generale di S.M. il
Re nelle Province Napoletane, con decreto in data 17.2.1861, sanciva la
soppressione degli Ordini Religiosi e con successiva legge 7 luglio
1866, n° 3036, furono soppressi tutti i monasteri di entrambi i sessi,
anche il nostro convento dei frati Cappuccini dovette subire la stessa
sorte. Infatti il 31.12.1866, i pochi frati presenti (tutti cegliesi di
nascita) furono sfrattati dall’Intendente dell’Ufficio del Registro
di Ceglie (fu istituito nel 1817, soppresso e trasferito ad Ostuni nel
1934). Con
la partenza dei frati il complesso divenne dapprima un ricovero di
mendicità e poi l’anno successivo, a seguito dell’epidemia di
colera, fu trasformato in ospedale, più noto ai nostri nonni come
Lazzaretto. Negli
anni Sessanta-Settanta dello scorso secolo quella struttura sanitaria
era conosciuta quale una
delle migliori e funzionali di tutto il Salento, grazie all’opera di
Medici di fama nazionale. Il complesso era governato dal cosiddetto
E.C.A. (Ente Comunale di Assistenza). Quando
alla gestione locale subentrò quella nazionale il nostro nosocomio ha
perso tutto quanto si era conquistato nei secoli passati. Ora
addirittura è stato ridimensionato a luogo di lungodegenza.
*** Confronta pure "La cursìa di Sant'Antonio"
(Pubblicato il 01/04/2003)
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