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Si confessa Rocco, l'ingegnere di Ceglie protagonista della Casa "Il Grande Fratello mi ha cambiato"
Rocco Casalino, 28 anni, uno dei dieci "reclusi" nella casa del Grande Fratello, è nato in Germania ed è residente a Ceglie Messapica, città d'origine dei genitori. In Italia è tornato all'età di 16 anni, dopo aver completato gli studi superiori a Ceglie si è iscritto all'Università di Bologna dove si è laureato in Ingegneria elettronica.
Intervista di Mino De Masi per il "Quotidiano"
Giovedì, 28 dicembre 2000
L’ultimo “confessionale” per negare l’incoerenza, per completare un concetto, per spiegare le diversità e capire le convenzioni. Non è si ancora reso conto che il suo solare “Madòoo ragàaa” è già cult, ma nella casa di Ceglie Messapica il Rocco del Grande Fratello, pur senza rinunciare alla grinta di riflessioni ribelli, ritrova l’arrendevolezza di atteggiamenti che la televisione ha reso spietati: si dice ateo ma teme la teocrazia delle telecamere, usa il bianco e nero per esplorare i colori, ammonisce sulla vacuità del successo ma rifarebbe tutto quello che ha fatto per 93 giorni in quella Casa. La
devo chiamare Rocco o ingegner Casalino? Sono entrambe le cose, però adesso mi chiami Rocco perché l’ingegnere ha preso una lunga pausa, la mia azienda ha compreso e mi ha concesso un altro periodo di aspettativa. Cos’è
il Grande Fratello? Un’esperienza ricca, drammatica, travolgente: nella vita comune oramai non teniamo conto delle regole imposte, delle convenzioni, della responsabilità; in quella Casa invece le telecamere rappresentavano qualcosa di soprannaturale, un dio che ti controlla. Nella vita reale solo Dio ti guarda.
Come
mediatica Via di Damasco non è male... Sì, lì dentro ho trovato la coscienza, mi ponevo il problema se quello che facevo era giusto o sbagliato, cose che nella vita normale non faccio, sono ateo e da ateo non mi pongo il problema del peccato, là dentro mi sentivo controllato e giudicato. Secondo lei per quale motivo 16 milioni di italiani hanno assistito alla puntata finale. E’ andato in onda un kolossal. Pensi all’ultimo film sul disastro del Titanic, quante pellicole hanno girato su quella storia dal finale arcinoto, eppure è stato un trionfo. In quel film hanno vinto gli effetti speciali, la passione, la ricerca, la storia d’amore apparentemente banale, come da noi quella con Pietro e Cristina. Devo ammettere che inconsapevolmente siamo stati degli ottimi scenografi.
E qual è stato il suo ruolo. In me si sono identificate le persone sensibili, credo di essere stato un riferimento per molti ragazzi, almeno per quelli più riflessivi. Sempre
con spontaneità? Io là dentro mi sono messo in discussione, mi sono sputtanato, ho parlato come un libro aperto. Ho vissuto quella Casa come un luogo dove io dovevo comunque buttarmi dentro, misurarmi, cercare nuovi stimoli, mi sono lasciato andare al divertimento. Ridevo o piangevo senza pensare che mi guardavano milioni di persone, anche se le telecamere rappresentavano un riferimento, un giudizio, era una riflessione tardiva, anzi uno scrupolo. Ora
cosa resta, non trova che è un po’ tutto esagerato? Eccome, vivo questa parte del Rocco del Grande Fratello, capisco che per me è un’opportunità unica ma non vorrei che si enfatizzasse troppo. Mi preoccupa che tanti ragazzi si modellino a noi, temo poi che la notorietà sia un obiettivo importante da raggiungere ad ogni costo e invece bisogna realizzarsi in altri modi, con lo studio, con i comportamenti, con il coraggio delle proprie idee. Vedo già migliaia di giovani candidati al Grande Fratello 2. Sbaglio o lei non lo ha già fatto? Capisco cosa vuole dire, ma non cambia la vita, anche se in queste settimane la mia è stravolta. Spero di no, eppure credo che tutto questo presto finirà.
Eppure ora voi dieci siete le star più gettonate, tutti vi cercano, vi offrono contratti per il mondo della moda e della televisione.... Ma nient’affatto, sento anch’io queste favole, magari. In realtà nessuno ha fatto proposte concrete. E
le preliminari? Neanche quelle, sento di proposte di stilisti, di reti televisive, di agenti pubblicitari, persino di partiti pronti a candidarmi. Ebbene, faccio un appello: fatevi avanti, non abbiate paura delle nostre esclusive, Rocco è pronto a prendere in considerazione le vostre offerte. Non mi convince, ora sta parlando da ingegnere. O ci sono direttive dal Grande Fratello? Un po’ e un po’, però l’appello è autentico. Ecco, mi piacerebbe fare televisione, sfilate di moda o uno spot per un prodotto in linea alla mia professione, non so, computer, informatica, magari prendere la barca insieme alla Gaia dei telefonini. Di nuovo in rotta di collisione con Pietro, è quello che vorrebbe fare anche lui. No no, nessuna rivalità, Pietro è un ragazzo intelligentissimo e buono, anzi sarà l’unico di noi a sfondare nel mondo dello spettacolo. Si è parlato e sparlato dei suoi rapporti con donne e uomini però non s’è capito nulla. Allora, racconti la sua versione dei fatti. Io spero che il Grande Fratello sia servito a tanta gente che giudica solo in base alle gestualità, alle convenzioni assolute e a sbrigativi luoghi comuni. Io non nego di avere una sessualità complessa, difficilmente sintetizzabile nel comodo “o di qua o di là”, vivo senza definizione le diversità dell’essere umano. Il passaggio nel letto di Pietro è fondamentale come analisi psicologica, ero in uno stato di forte malessere, da una settimana la notte parlavo da solo, quindi il mio è stato sonnambulismo puro. Non avrebbe avuto alcun senso fare quella scena con consapevolezza. E
a Emilio Fede cosa
raccontiamo? A lui nulla perché sennò lui dovrebbe spiegare a noi molte cose della sua vita privata. Dico solo che non voglio semplificare i concetti, bianco o nero, grasso o magro: sono stato innamorato di tante donne e apprezzo la bellezza estetica maschile, ma non si può banalizzare tutto dando del “frocio” a chi discorsi come i miei o del “troia” a chi assume comportamenti aperti magari leali. Certo che il linguaggio della Grande Casa non è certo da bacchettoni. Nooo, per carità. Ci siamo espressi come si esprime la grandissima parte degli italiani, noi lo abbiamo fatto senza vergogna. Sa, è proprio questa la straordinarietà di quella trasmissione: la rappresentazione sociale, e quindi anche linguistica, di un’Italia che nel bene o nel male è profondamente cambiata. Sono
cambiati anche i giudizi su suo padre? Bisogna capire come si vive in quella casa, sempre con le stesse persone, ogni giorno per 24 ore, senza giornali e paradossalmente televisione, nessuna sollecitazione esterna. Noi ci siamo scambiati le nostre storie, abbiamo raccontato la nostra vita: io ho parlato di mio padre come avevo già fatto con gli amici, l’ho descritto in negativo, ma non è stata affatto una persone terribile, anzi proprio il soggiorno nella Casa mi ha dato l’opportunità di rivedere i momenti di amore che lui mi ha dato. Dalla sua morte, nel ’94, non sono mai andato al cimitero, ora ho iniziato un cammino verso di lui e credo che molto presto potrò andare sulla sua tomba. Come
l’hanno presa i parenti paterni? Non li ho più visti né sentiti, neanche a Natale, non so, non ci siamo cercati. Ho un profondo rispetto per loro e comprendo il loro punto di vista, capisco che certe cose dette in Tv siano ancora più terribili, più amplificate.
Cosa
la unisce a sua madre e sua sorella, amor filiale o solidarietà? Hanno sofferto insulti e incomprensioni per quello che ho detto nella Casa, ora tutti ci cercano e comprendono E’ difficile però dimenticare gli anni della solitudine, i Natale trascorsi in solitudine, i Capodanno festeggiati in tre. Se questo è davvero tutto finito sono felice. Cos’è
la solitudine? Pensavo fosse semplicemente legata al contatto delle persone, quella terribile è quando sei solo tra la gente. E
la libertà? Trovare se stessi, recuperare lucidità e senso di giudizio. In quella casa mi hanno descritto ondivago, umorale, incostante, opinioni che non riconosco.
Ceglie Messapica l’ha accolta come un trionfatore, il sindaco no. Secondo lui fra due mesi nessuno si ricorderà più di voi, forse non ha tutti i torti. Può darsi che sia cosi, però come si fa a non capire che la mia notorietà può essere un’opportunità per tutto il paese? Trovo questa posizione molto discutibile, altri al posto suo avrebbero saputo approfittare di questa grande occasione promozionale, sono molto dispiaciuto per i concittadini: Rocco può passare, Ceglie resta. Sono davvero contento del paese, della capacità di riflessione, dell’affetto della gente, della incredibile emozione che mi dà. Complimenti a Ostuni per il garbo e il tempismo, ma attenzione a non ridurre tutto a battaglie localistiche. Rocco, cosa farà da grande? Ho vissuto tre mesi nella Grande Casa per ricercare me stesso arrivando ad una buona conclusione. Sono soddisfatto, ho molta ammirazione per quel che è stato, ora spero di fare qualcosa che mi realizzi davvero, di avere un lavoro che mi soddisfi. Anzi, sa che le dico, l’ingegnere può attendere.
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