Antologia

Antologia letteraria. Scritti, narrazioni e ricordi di Ceglie Messapica (Brindisi)

 

 

I misteri e il fascino dei trulli

di Pasquale Elia 

            

        In Italia e nel mondo per quanto attiene la presenza di trulli sul suo territorio è celebre la città di Alberobello.   

Queste antiche costruzioni murarie rustiche non si trovano solo nella bella cittadina barese, ma anche il territorio cegliese è ricco di casedde. E’ il termine con cui i trulli sono popolari nel nostro idioma dialettale.

I monumenti in argomento, perché di questo poi si tratta, sono concentrati soprattutto nella straordinaria Valle d’Itria. Ammirata dalle alture di Costernino o di Martina, la Valle d’Itria è davvero spettacolare.

I Comuni con maggiore presenza di quei manufatti, oltre alla nostra Città, sono Alberobello, Noci, Martina Franca, Cisternino e in misura minore, Castellana Grotte, Ostuni, San Michele Salentino, Francavilla Fontana.

La casedda altro non è che una capanna esclusivamente rurale ed in pietra, a pianta circolare o quadrata, destinata a civile abitazione. La costruzione è a secco ed in genere senza finestre, ma con tante nicchie all’interno ricavate nello spesso muro; il pavimento è piastrellato con basole (chiàng-l’); la porta d’ingresso presenta una parte alta a forma di arco a tutto sesto; le fondamenta fino a circa due metri di altezza sono alzate con lo stesso metodo della cinta muraria cittadina, ovvero un muro molto largo, nel nostro caso, intorno al metro e mezzo, con la tecnica chiamata a sacco; tra il muro contenitore interno e quello esterno lo spazio veniva riempito con materiale di risulta, terriccio e pietrame di varie dimensioni.  

La parte superiore esterna di questo muro veniva intonacata con rozza malta e serviva poi per la raccolta dell’acqua piovana che dal trullo era convogliata nella cosiddetta cisterna posta nelle immediate vicinanze del fabbricato.

Nella costruzione le pietre interne dette cannela, sono quelle che formano la volta a cupola (conica rovesciata), vengono disposti ad anelli concentrici, di dimensioni sempre più piccoli dal basso verso l’alto; alla fine la cupola viene chiusa da una lastra circolare ancorata alle pietre sottostanti, mentre all’esterno è rivestita di chiancarelle che hanno la funzione delle odierne nostre tegole. La sommità esterna del trullo finisce quasi sempre con un pinnacolo a forma di sfera o di croce. Il suo significato è oscuro, alcuni affermano che abbia valore magico religioso, altri di buon auspicio, altri ancora è il modo con cui verrebbe allontanato il  malocchio. Identico significato sarebbero i simboli disegnati con la calce sul trullo (cfr. San Michele Salentino nello spazio e nel tempo. Guida alla conoscenza del territorio, Latiano 2000, p.65 e segg.).

All’interno la parte centrale del locale funge da sala da pranzo-soggiorno, una tenda dava un po’ di privacy ad una grossa nicchia dove era posto il letto matrimoniale, in genere, tenuto su da due tristièdd’ su cui poggiano due tavole e sopra di esse il materasso (saccon’), riempito con paglia, per i più benestanti invece con foglie di granturco.

All’esterno del fabbricato troviamo oltre alla cisterna, un piccolo forno, u’ muntòn’ ossia l’odierno nostro gabinetto, il porcile, u’palummièdd’ ovvero il palmento.

Tutte le provviste venivano custodite all’interno, appese alle pareti, nelle varie nicchie, o in recipienti di creta, come i cosiddetti capasòn’.

Non è facile stabilire la datazione della comparsa di queste costruzioni, alcuni le fanno risalire alla presenza saracena o bizantina, altri, invece, al periodo messapico (A. Riccardi, La ricerca archeologica nel territorio di Rutiglianofra gli anni 1985 e 1989, in Il territorio di Rutigliano in età antica, Palermo 1992, p.82; idem, Rutigliano (Bari), Torre Castiello, in Notiziario delle attività di Tutela, Taras, IX, 1-2, 1989, pp.233-234), comunque sia sono testimonianza  del nostro passato.

 

 

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