Antologia

Antologia letteraria. Scritti, narrazioni e ricordi di Ceglie Messapica (Brindisi)

 

 

Ceglie, il territorio in età antica

di Pasquale Elia 

            

        Il centro storico, monumentale ed artistico (Borgo antico) della città di Ceglie Messapica sorge sulle ultime propaggini meridionali delle Murge.

L'area, nel complesso, degrada abbastanza dolcemente verso la costa adriatica con una ampia fascia pianeggiante nella direzione Nord-Est/Est (Isidoro Conte, Le Origini, in Messapica Ceglie, Ceglie Messapica 1998, p.15), distante circa una ventina di chilometri, da rilievi e depressioni nella direzione Nord (Ostuni), intorno ai quindici chilometri di distanza; una enorme pianura in direzione Sud (Francavilla, Oria, Lecce), e terrazzamenti strappati con forza ai boschi, in direzione Ovest (Fedele Grande).

Per la sua posizione strategica (confinante con la Peucezia), per la sua conformazione orografica (terreno roccioso e scosceso), l'insediamento messapico di CEGLIE potrebbe essere inteso come una sorta di castellum, "presidio militare e centro di rifugio" cui facevano capo i piccoli nuclei abitativi sparsi nel territorio, secondo una tipologia insediativa (per pagos) già ampiamente attestata in Daunia ed ipotizzabile anche in Peucezia e nella Messapia.

Il territorio attualmente compreso nei confini amministrativi del Comune di Ceglie è costituito geologicamente da rocce calcareo-dolomitiche ricoperte da un piccolo spessore di terra residuale, volgarmente chiamato "bolo", prodotto dall'azione meccanico-chimica di decomposizione, disfacimento e dissoluzione della roccia sottostante. Diffuso il fenomeno carsico, numerose le doline, gli inghiottitoi, le incisioni vallive, caratteristiche morfologiche tipiche delle aree collinari delle Murge sud-orientali (Isidoro Conte, cit., p.15).

L'acquifero più importante è rappresentato dalle formazioni carbonatiche, ospitante una cospicua falda acquifera sotterranea. Tale falda circola a pelo libero presso la fascia costiera, a profondità di poco inferiore al livello del mare.

L'utilizzazione di questa importante risorsa naturale per usi irrigui e domestici, iniziata nel passato lungo la fascia costiera mediante escavazione manuale di pozzi, si è estesa negli ultimi decenni, con lo sviluppo delle tecniche di perforazione e di pompaggio, a gran parte del territorio della Puglia tra cui anche la nostra Ceglie.

Dal punto di vista geografico-storico corrisponde alla parte nord-occidentale dell'antico territorio della Provincia di Terra d'Otranto, al confine con la Terra o Conca di Bari. Cisternino faceva parte di quest'ultima fino alla istituzione della provincia di Brindisi (7 gennaio 1927).

Sotto l'aspetto climatico le attuali condizioni meteorologiche rispecchiano le stagionali vicende che si susseguono nell'area del Mediterraneo sud-orientale per effetto delle interferenze tra l'anticiclone eurasiatico, di origine termica, e l'anticiclone subtropicale delle Azzorre, di origine dinamica. Durante l'inverno, una fascia depressionaria, sede di ciclogenesi, si instaura nell'area mediterranea con orientamento NO-SE, separando la zona di alta pressione eurasiatica da quella delle Azzorre; nei mesi estivi, la zona anticiclonica eurasiatica scompare, e l'anticiclone delle Azzorre si intensifica e si sposta verso nord.

Il clima pertanto è caratterizzato da un regime di precipitazioni invernali e da aridità estiva; l'andamento stagionale dei totali mensili delle precipitazioni evidenzia due picchi in corrispondenza dei mesi di novembre e di marzo. In relazione con le condizioni orografiche, i totali annui oscillano tra i 600 e i 700 mm. Nel complesso, il totale di precipitazioni della stagione invernale supera di tre volte quello dei mesi estivi.

La media annuale dell'insolazione si aggira intorno alle 2600 ore; la radiazione globale è di poco inferiore a 150 Kcal/cmq annui. Le temperature medie annuali oscillano intorno ai 15°, con massimi di oltre 40° in estate (luglio) e minime che eccezionalmente scendono sotto 0° (G. Ricchetti, L'ambiente fisico, in Storia di Bari dalla preistoria al Mille, Bari 1989, p.14).

Questo tipico clima mediterraneo particolarmente piovoso in inverno e primavera e secco e caldo in estate, avrebbe favorito l'agricoltura basata su poche graminacee annuali a ciclo autunnale-primaverile e prodotto l'espansione di specie mediterranee.

Questo andamento climatico ha determinato i caratteri fondamentali della vegetazione sino ai nostri giorni. In tale contesto ambientale l'economia continuò a dipendere dalle risorse naturali e principalmente dall'agricoltura e dall'allevamento.

L'agricoltura doveva essere praticata solo in aree pianeggianti e a scarso pendio, mentre la pastorizia doveva avere un notevole incremento in un ambiente dominato da boschi a caducifolie, ove è possibile la formazione di pingui prati dall'autunno sino alla primavera inoltrata.

La pastorizia disponeva quindi di ampi spazi a bassa vegetazione idonei al mantenimento di un elevato numero di capi (ovini e caprini). Le strette pianure costiere della Puglia dovevano ospitare boscaglie e boschi densi a Leccio, Corbezzolo, Lentisco, sino a quote di 250-300 metri sulle Murge sud-orientali (F. Macchia, L'ambiente biologico, in Storia di Bari dalla preistoria al Mille, Bari 1989, p.24).

I venti predominanti provengono dai quadranti settentrionale e meridionale, con valori medi di intensità in genere alti e distribuiti in modo uniforme.

All'epoca, pertanto, il territorio di Ceglie doveva essere quasi interamente coperto da boschi e boscaglie di Leccio e Quercia spinosa con sottobosco di arbusti sclerofilli mediterranei.

             Allo sfruttamento agricolo, base costante dell'economia di quest'area, si affiancarono l'artigianato e il commercio.

            La struttura economica del territorio spiega il carattere degli insediamenti, formati da numerosi nuclei abitati sparsi, a diretto contatto con le fonti di produzione, che non escludono, tuttavia, aree di più intensa concentrazione o luoghi di convergenza, sia per ragioni di difesa sia per le varie funzioni comunitarie, di carattere religioso o politico.

Tale modello insediativo, caratteristico delle culture italiche nella fase preurbana, perdura molto a lungo presso le popolazioni sannitiche e iapigie.

I piccoli e frequenti insediamenti della costa adriatica divergevano nettamente dal sistema insediativo indigeno, più noto, diffuso nelle aree interne e caratterizzato da raggruppamenti di capanne, sparse in vaste superfici di territorio, in ragione di un migliore sfruttamento agricolo.

Proprio a Francavilla Fontana, alcuni anni fa, furono trovati resti di un capannicolo (M.O. Acanfora, Avanzi di abitato capannicolo a Francavilla Fontana (Brindisi), R.S., VII, 1952. Un villaggio a capanne dell'età del Ferro fu rinvenuto anche a San Vito dei Normanni (G. Semeraro, L'Età del Ferro, in Messapica Ceglie, Ceglie Messapica 1999, p.21; Assunta Cocchiaro, L'età classica ed ellenistica, in Messapica Ceglie, cit., p.29), alcuni villaggi a Francavilla Fontana (F. Macchia, L'Ambiente biologico, in Storia di Bari, dalla Preistoria al Mille, Bari 1989, p.22), resti di una capanna a Lama San Giorgio in contrada San Martino in Rutigliano (A. Riccardi, La ricerca archeologica nel territorio di Rutigliano fra gli anni 1985 e 1989, in AA.VV. Il territorio di Rutigliano in età antica, Palermo 1992, p.82; idem, Rutigliano (Bari), San Martino, in Notiziario delle attività di Tutela, Taras VIII, 1-2 1988, pp.23-24).

Le capanne di cui sopra potrebbero aver fatto parte di insediamenti rurali come quelli documentati a Salentino presso Acquaviva delle Fonti [G. Andreassi, Scavi e Scoperte. Salentino (comune di Acquaviva delle Fonti, Bari), in Studi Etruschi, XLIX, pp.472-73], o a San Lorenzo, una località presso Francavilla Fontana [A. Marinazzo, La necropoli messapica di San Lorenzo (Francavilla Fontana), in Testi e documenti del Museo di Mesagne, III, 1980; R. Cassano, Dalla lega peucezia al municipio romano, in Storia di Bari dalla preistoria al Mille, Bari 1989, p.134; E.M. De Juliis, Il territorio di Bari nell'ambito della cultura iapigia, in Storia di Bari dalla preistoria al Mille, Bari 1989, cap. IV, p. 82].

Se quelle capanne descritte […..a pianta circolare od ovale, formate da una struttura di sostegno in pali di legno, dalle pareti e dalla copertura di canne e di rami impermeabilizzate con l'aggiunta di strati di argilla…(M.A. Acanfora cit.), ….una capanna, delimitata da una rozza struttura arcuata in calcare con piano di calpestio in argilla, entro cui si inserivano dei pali lignei, atti a sostenere l'alzato….. (A. Riccardi, cit.)], fossero state abitate da gente dedicata all'agricoltura, alla pastorizia e all'allevamento?

Sappiamo che l'interno di quelle capanne conteneva il focolare e, molto spesso, grandi recipienti (capàs') per la conservazione delle provviste.

Francavilla Fontana, San Vito dei Normanni, Carovigno, Mesagne, Acquaviva delle Fonti, Rutigliano, Conversano, Gioia del Colle, località nelle quali sono stati rinvenuti resti di capanne, non sono poi così tanto lontano dal nostro territorio.

E' DA IPOTIZZARE QUINDI CHE ANCHE LA NOSTRA CEGLIE FOSSE COSTITUITA ESCLUSIVAMENTE DA CAPANNE ( l'odierno nostro pagghijar'?).

Proprio per il fatto, forse, che l'abitato fosse costituito da capanne con struttura di sostegno in pali di legno, canne e strati di argilla non ci è pervenuta alcuna attestazione di quell'agglomerato. Il tempo, poi, ha pensato a distruggere quei primitivi manufatti. Una prova di quanto sopra potrebbe essere la distribuzione di tombe sparse su tutto il territorio comunale (vedi pp. 11-13, Messapica Ceglie, cit.).

I Messapi non erano barbari come qualcuno potrebbe pensare. Era un popolo civilissimo. La civiltà messapica risaliva ai precedenti rapporti commerciali e culturali con la Grecia. Era un popolo che conosceva la scrittura (Le iscrizioni messapiche raccolte dal cavalier Luigi Maggioli e dal Duca Sigismondo Castromediano, Lecce 1871; F.Ascoli, La Storia di Brindisi, Lecce 1976, p.33; I. Conte, La documentazione epigrafica, in Messapica Ceglie, cit. p. 45-47), aveva un avanzato sistema politico (confederazione), possedeva una sua religione (G. Semerano, Le Origini della Cultura Europea, Firenze 1984, p.286), e, per di più, si ha notizia di messapi e peuceti discepoli di Pitagora (P. Elia, La mia Ceglie, 1999, inedito).

 La maggiore evidenza archeologica di Ceglie Messapica è senza dubbio l'imponente circuito murario che circonda la sommità della collina (m.302 s.l.m.). Le poderose muraglie, ben quattro (S. Jurleo, Ostuni città messapica - Preistoria e storia, Fasano 1993, p. 141-142), raggiungono in alcuni punti una larghezza di 5-6 metri e un'altezza di quasi 3 metri.

Il circuito più  piccolo, a ridosso della cinta medioevale, è possibile seguirlo da una parte all'altra di un antico camminamento (Isidoro Conte., cit. p.60). Quel sentiero pedonale (IGM di Firenze carta topografica 1:25.000, JN80SP), ma più che un sentiero, era una vera e propria mulattiera (passatùr'), all'epoca, in disastrose condizioni di praticabilità a causa dell'erosione provocata soprattutto dall'acqua piovana per secoli ivi convogliata, fu adattato con scalini, nel 1924, con un cantiere di lavoro denominato Pane e Lavoro. Da quel momento esso fu conosciuto come 'a basscìn' d' li cient' scalùn'. Il sentiero di cui sopra era stato tagliato in due tronconi dal passaggio della ferrovia, stessa sorte era toccato all'altro antico passatùr' detto di Sand'Ann'.

 La più grande cerchia lungo il perimetro esterno della città aveva una circonferenza di quasi cinque chilometri. Opera veramente colossale per quei tempi, una meraviglia dell'arte antica di quel popolo. Si tratta di due muri a secco laterali riempiti da materiale reperito in loco. I blocchi erano posti in opera, senza fondamenta scavate, ma seguendo l'andamento del terreno, in filari posti alternativamente per testa e per taglio, a secco e, secondo il loro piano di sfaldamento, senza preventiva squadratura (P. Elia, Ceglie Messapica, La Storia, Latiano 2000, p.70).

La struttura, imponente sistema difensivo di età messapica, è datata come le altre cerchie murarie apule, tra cui quelle di Monte Sannace (B.M. Scarfì, L'abitato peucetico di Monte Sannace, in NSc XVI, 1962, pp.1-283), di Castiglione di Conversano [V. L'Abbate, Il popolamento antico nell'età dei metalli. L'Annunziata (Rutigliano), Azetium (Rutigliano), Castiglione (Conversano), in Il popolamento antico, 1981, p. 69-96; M. Marin, Torre di Castiglione. Le fortificazioni e l'abitato, in Il territorio a sud-est di Bari in età medioevale, 1983, pp.82-85], alla seconda metà del IV secolo a.C. in connessione con quel periodo di tensione tra Taranto e le popolazioni indigene che culminò nella spedizione di Alessandro il Molosso (334-331 a.C.).

La maestosa recinzione conosciuta con il nome di pariton' (Trump, Italy Before Rome, p.152-153; Dr. Quirico Punzi, Il Paretone), era affiancata da una specie di torre comunemente nota specchia.

Queste specchie sembra che siano servite come stazioni di posta o torri fortificate per sentinelle, tanto che esse sono localizzate a vista l'una dall'altra e sempre nei punti più elevati del terreno, sulle pendici meridionali della Murgia dove una volta vi era la zona di confine tra la Messapia e la Peucezia. Una lunga catena di queste torri gigantesche, costruite con pietre a secco, funzionavano da posti di vedetta dal Golfo di Taranto al mare Adriatico (Edward Allen, Pietre di Puglia - dolmen, trulli e insediamenti rupestri, Bari 1984, p. 38).

Le specchie aventi funzione di difesa e di comunicazione sono da far risalire, presumibilmente, all'età del Ferro. Esse ….si dipartono dal punto più alto del nostro agro, e propriamente da un'altitudine di metri 400, per tendere poi verso l'Adriatico, seguendo così il corso del sole alla rovescia, da ponente a levante (G. Magno - P. Magno, Storia di Ceglie Messapica, Fasano 1982, p.8).

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