L'incredibile storia del Teatro comunale
La popolazione
cegliese, fin dai tempi antichi, ha sempre
avvertito il desiderio di avere un Teatro. La
prima documentazione originale rinvenuta con all'oggetto Teatro
Comunale risale al 12 agosto 1823. Proprio
in quel giorno, infatti, il Consiglio municipale approvò una delibera
per adattare alcuni locali dell'asilo infantile a Teatro per una spesa
complessiva di ducati 732 (ASBr,
Conclusioni decurionali, aa.1823-1837). Non si fece niente. Intanto
le Autorità municipali per il successivo mezzo secolo continuarono ad
inoltrare richieste di sovvenzioni alle varie istituzioni con risultati
negativi. Il
30 novembre 1871 il Consiglio comunale
deliberò la costruzione di un Teatro
comunale nello stesso luogo dove si trovava l'asilo infantile.
Interpellati gli architetti di
fama Achille Rossi e Ferdinando Ayroldi per adattare
con opere opportune alcuni locali dell'asilo
infantile a teatro. Non fu
possibile trasformare, purtroppo, quei locali perché gli architetti
dichiararono che avendo l'asilo i muri laterali
malfermi e perciò non idonei a sostenere le occorrenti costruzioni
perché staticamente non affidabili (ASLe., Atti
Prefettura, serie II, vers. I, b.15, fasc.41).
Arriviamo al 22 gennaio 1872, giorno in cui il Sindaco Giuseppe
ELIA convocò il Consiglio Comunale, in seduta straordinaria, con
all'ordine del giorno Costruzione
del Teatro.
Fu incaricato
dapprima di redigere (1871) un
progetto con pianta e disegno
l'Architetto Ferdinando Ayroldi della Città di Ostuni, in seguito
(1872), l’arch. Achille Rossi di Lecce, infine l’ing. Giuseppe de
Donato (1872), anch’egli di Lecce. In
un primo momento, fu scelto un terreno situato nei pressi dell'allora
Convento dei Frati Cappuccini propriamente
vicino all'abitazione di Oronzo Suma fu Tommaso alla strada che conduce
a Francavilla per una spesa complessiva di Lire 7457:34. A titolo di
cronaca, su quel terreno fu poi costruito il carcere che, nel 1944-46 fu
adattato ad edificio scolastico, negli anni Cinquanta ripristinato
carcere e quindi asilo. La delibera fu approvata a maggioranza (tredici
voti su sedici). Il
15 febbraio 1872, il progetto e i relativi disegni furono inviati alla
Direzione delle Opere Pubbliche Provinciali di Lecce. Nel
mese di aprile di quello stesso anno l'arch. Ayroldi fu invitato a
presentarsi presso l'Ufficio Tecnico di quella Direzione per esaminare
assieme il progetto che a parere di quell'ufficio era pieno di errori non tanto di calcolo quanto lo stesso disegno.
Dagli atti in nostro possesso risulta che l'arch. Ayroldi non si presentò
mai presso quell'ufficio, tanto che la progettazione e la successiva
costruzione del Teatro fu affidata all'opera dell'arch. A. Guariglia di
Lecce, lo stesso che progettò e costruì la Chiesa di San Rocco (ASLe, Atti Prefettura,
serie II, vers. I, b.15, fasc.41; P. ELIA, La
mia Ceglie, Monza 1999, p.173; Famiglia
di Dio, Edito dalla Parrocchia di San Rocco, Anno VI, n.12,
dic.1964, p. 2). La
documentazione è molto scarsa perché durante il ventennio fascista
gran parte della documentazione custodita negli archivi fu portata al
macero per il riciclaggio della carta. Passarono
gli anni e finalmente il Teatro fu costruito e dedicato a Giuseppe Giocosa (1847 - 1906). I
lavori di muratura e di arredo furono appaltati, nel 1873, alla Ditta
Angelo Specchia di Ostuni, e poi, nel 1876, alla Ditta Aurelio Galizia
di Fasano. Il
Teatro fu inaugurato il 30 aprile 1878 con l’opera lirica “Un ballo
in maschera” di G. Verdi, diretta dal Maestro Salvatore Calamita,
della Filarmonica di Ceglie. Esso
è ubicato nel centro cittadino ed è posto tra Corso Verdi, Via
Pitagora e largo San Rocco ed occupa un intero isolato. Noi
cegliesi abbiamo sempre conosciuto ed indicato quel teatro comunale come
Teatro Verdi, forse perché
l'edificio costeggiava il Corso
Verdi, ma come già detto era conosciuto come Politeama Giocosa. Per
alcuni anni si rappresentarono spettacoli di un certo rilievo ed
interesse culturale ed artistico, con la partecipazione di un numeroso,
elegante ed appassionato pubblico proveniente anche e soprattutto dai
paesi vicini (Ostuni, Francavilla, Martina, Cisternino, Latiano, Oria,
Fasano, Grottaglie). Rammento che, all'epoca, la città più vicina con
un Teatro era Brindisi (Teatro Verdi). Si dice che tutti gli spettacoli
che venivano rappresentati al Teatro
Petruzzelli di Bari facessero, poi, tappa a Ceglie, prima di
raggiungere il capoluogo leccese. Non ho alcuna prova di questa mia
asserzione, solo voci raccolte qua e là, ma, come si dice, vox populi, vox dei. In
realtà il nostro Teatro ebbe vita molto breve. Già il 18 settembre
1893, il Corpo Reale del Genio Civile - Ufficio Centrale di Terra
d'Otranto con lettera n° 1440, a firma dell'ing. Capo L. PAPINI,
relazionava la Regia Prefettura di Lecce con all'oggetto: Ceglie
- lavori al Teatro comunale. Il
17 gennaio 1894 l'Ufficio del Genio Civile di cui sopra con lettera n°
68 all'oggetto Ceglie - Teatro
Comunale ….si ritorna a codesta Regia Prefettura con parere favorevole, per gli ulteriori
incombenti. Il
9 marzo 1894 la Prefettura autorizzava il Comune di Ceglie ad
effettuare i lavori a trattativa privata, per la covertura in tegole di
marsiglia del teatro comunale. Lavori urgenti, ai sensi della legge
comunale n°187 (ASLe., Atti
Prefettura, serie II, vers. III, b.15, fasc. 200; idem, serie II,
vers. V, n.1394). I lavori di
riparazione furono effettuati con la consulenza dell'ing. DE CATALDIS. In
seguito deve essere crollato il lucernario in vetro di forma quadrata di
circa cinque metri di lato situato nella parte centrale del tetto.
Durante il giorno esso doveva fornire luce alla sala. L'edificio infatti
non aveva finestre, né porte laterali di emergenza. Queste ultime
furono aperte quando il Teatro fu trasformato a cinema. Da quella falla
aperta nel tetto entrava acqua, neve, freddo, caldo, sole, vento,
polvere, deteriorando i tendaggi, le poltroncine e tutto l'arredamento
in genere. Chi scrive ricorda quel grosso buco al centro del soffitto. Per
doverosa informazione, l'illuminazione pubblica nella nostra città,
all'epoca, non era ancora elettrica, ma a petrolio, quella privata
invece a petrolio o ad olio. Il primo progetto per l'illuminazione
pubblica a Ceglie risale agli anni 1898-1903 (ASLe, Atti
Prefettura, serie II, vers. IV, n° 912). Proprio in quegli anni fu
costruita in città una centrale elettrica a vapore alimentata a carbone
nei cosiddetti orti del Capitolo sita sul lato destro del palazzo
Speciale, proprio di fronte al nostro Calvario. Quella centrale
elettrica ebbe vita brevissima. La località viene ancora oggi indicata abbasc'
a' central'. Passarono
gli anni e nessuno si preoccupò di fare qualcosa per salvare almeno il
salvabile di quel bene comune. Il
5 ottobre 1909 venne incaricato per i lavori
di restauro del Teatro Comunale l'ing. Salvatore Bernardini. La
spesa per le riparazioni di cui sopra deve essere risultata esosa, per
le finanze comunali di quel tempo, e dopo varie richieste di
finanziamenti, le velleità di riavere un Teatro funzionante svanirono
definitivamente e il progetto fu accantonato. Intanto
scoppia la Grande Guerra. I morti, i dolori, i lutti, le privazioni, la
miseria, fanno passare in secondo ordine la riparazione del Teatro. Il
2 maggio 1917, l'ing. Capo del Genio Civile di Lecce, incaricato dalla
Regia Prefettura, effettuò un sopralluogo. Egli così relazionò la
Prefettura di quella Città: ……..si è
proceduto sul luogo ad una accurata visita del vecchio Teatro Comunale
di Ceglie Messapico e si è constatato che tale fabbricato abbandonato a
se stesso da lunghi anni senza alcuna manutenzione, ora sono rimasti i
quattro muri perimetrali esterni e nell'interno tre locali a
pianterreno, a tergo il muro di prospetto ricoperto da malta in muratura
e all'inizio della platea gran parte dei palchi di pianterreno e di
fila. Di tutto il
resto non esiste più nulla, tutto è sparito e consumato dal tempo e
dalle intemperie…..
Nel frattempo, nell'attuale Piazza Umberto I,
una società composta dai Sigg. Andrea Palermo ed Oronzo Marseglia
decise di costruire un Teatro con strutture prevalentemente in legno.
In quel Teatro si esibirono per alcuni anni, in prevalenza,
compagnie di marionette, quindi, diventò luogo di divertimento
preferito dai bambini e non solo da essi. L'edificio
era situato tre metri più alto circa della odierna sede stradale.
Funzionò per alcuni anni ma nel 1925, un furioso incendio lo distrusse
completamente. Su
quel terreno fu costruito, in terra battuta, dapprima un campo di
basket, mai utilizzato a causa della guerra, poi diventò un mini campo
di calcio dove in estate la domenica pomeriggio si esibiva una squadra
(sette) di Ceglie contro quella di un paese dei dintorni. Negli anni
Cinquanta fu sede del Mercato coperto. Ceglie, agli inizi del secolo scorso, aveva grosse difficoltà
per reperire aule scolastiche. Non esisteva un edificio scolastico.
L'Amministrazione comunale utilizzava per due classi delle elementari
due dei tre locali a pianoterra del Teatro comunale ormai abbandonato,
una terza classe era sistemata in una casa della famiglia Agostinelli
sita in via Roberto Sarfatti civico due. Inoltre esistevano delle scuole
private, una gestita dalla Mestra
Cinzina e l'altra dalle suore domenicane. Molti
giovani furono chiamati alle armi nel 1936 ed inviati in Africa
Orientale, tanti poi non tornarono. Anche
le Autorità comunali non trovarono più stimoli per le riparazioni del
Teatro Comunale con il risultato che tutto andava in malora, scomparve
anche il grande portone in legno dell'ingresso principale. Durante
i primi anni del secondo conflitto mondiale (1941), nel Teatro comunale
abbandonato e mal ridotto, furono sistemati i cavalli degli Ufficiali di
un battaglione della Div. Folgore. In pratica con il beneplacito
dell'allora nostro caro Podestà il Teatro diventò la stalla per
qualche decina di cavalli. Al
lato destro della fontana vicino alla Chiesa di San Rocco, fu costruito
in muratura un abbeveratoio che attingeva acqua dalla stessa fontana per
mezzo di un tubo in latta del tipo pluviale sistemato alla meno peggio
con filo di ferro. Quell'abbeveratoio durante le ore calde della bella
stagione diventava luogo di divertimento per i ragazzini della mia età.
Spesso infatti tornavo a casa inzuppato come un pulcino e già da
lontano sentivo gridare mia nonna (Madonna mea, u' piccinn' tutt' bagnat'). Quei
cavalli, tutte le sere, all'imbrunire, condotti a mano da un soldato,
venivano portati all'abbeveraggio. Era lo spettacolo per i ragazzi e non
solo. Ricordo che moltissima gente assisteva alla passerella seduta sui
gradini del sagrato della chiesa. Il
battaglione di cui sopra in attesa di essere impiegato aveva sistemato
il suo accampamento tra gli ulivi nei pressi dell'odierno Campo
Sportivo(contrade Galante e San Nicola). Si trattava di un battaglione
della Divisione Folgore.
Quell'unità, giunta in Africa, fu schierata nella zona operativa,
fronte sud di El Alamein tra le città di Dir el Munesib e Quaret el
Himenat. Aveva di fronte la 44° Div., in rincalzo la 7° Div. cor.
(Palmiro Boschesi, Le grandi
battaglie terrestri della II guerra mondiale, Verona 1972, p.43). Il
Reparto in argomento partecipò con grande coraggio alle varie battaglie
di quello scacchiere. Molti del suo organico, Comandante compreso,
lasciarono la vita. Nella
primavera del 1943, in quello stesso luogo (contrade Galante e San
Nicola) fu accampato anche un reparto tedesco in attesa di trasferimento
in altra zona operativa. Con
la dichiarazione di armistizio dell'8 settembre 1943, quell'unità
germanica deve aver ricevuto l'ordine di risalire la penisola. Per
raggiungere la strada per Ostuni, era d'obbligo attraversare la nostra
città, non essendoci ancora la circonvallazione est. Per tale motivo
essi installarono su treppiede una mitragliatrice davanti all'allora
Ufficio di Polizia Urbana (ora c'è una cabina telefonica) in Piazza
Plebiscito angolo Via Orto Nannavecchia.
Quella
mitragliatrice rifletteva una normale misura di sicurezza messa in atto
da un reparto militare in sosta e, per giunta, in territorio nemico. E'
doveroso ricordare che l'Italia, con la dichiarazione di armistizio, si
era schierata al fianco degli Alleati e contro i Tedeschi che fino a
quel momento erano stati i nostri camerati. La
gente, presa dal panico, con ogni mezzo, ma soprattutto a piedi e a
piedi nudi si rifugiò nelle campagne presso parenti, amici o
conoscenti. Nel primo pomeriggio i Tedeschi avevano di già lasciato la
nostra città senza arrecare alcun danno a persone o a cose. Dalla
stessa sera Ceglie ritornò alla normalità. E tutti sappiamo poi, quanti morti, deportazioni, dolori e
lutti provocarono nella popolazione civile le rappresaglie intraprese,
con spietata e fredda determinazione dall'esercito germanico. La
rappresaglia più vicina a Ceglie fu effettuata il 12 settembre 1943 a
Barletta dove furono fucilati ben UNIDICI Vigili Urbani di quella città. I
resoconti che trasmetteva la radio, le notizie che faceva circolare la
resistenza anche se del tutto inesistente nelle nostre zone, la
mitragliatrice nella piazza principale, le notizie diffuse dal giornale
(La Gazzetta del Mezzogiorno*), ingenerò nei cegliesi una tale paura
che nel giro di alcuni minuti la città fu completamente abbandonata. La
popolazione, composta per la maggior parte da donne, vecchi, bambini e
giovani non ancora in età per essere chiamati alle armi, da anni viveva
nel terrore a causa dei bombardamenti** portati dagli Inglesi
sull'aeroporto di Grottaglie, sul porto e la città di Taranto, su un
deposito di San Vito dei Normanni, sulla stazione ferroviaria di Mesagne,
sulla città di Brindisi. L'esplosione poi di un deposito munizioni
posto alla fine della via F. Argentieri, Palazzo Scatigna, aveva fatto
il resto. Finita
la guerra, il Teatro comunale fu ristrutturato, alla meno peggio, e
trasformato in cinema, e come tale, ha funzionato per alcuni anni, fino
a quando negli anni Cinquanta non fu costruito il cinema Francesco
Argentieri, certamente più elegante, più sobrio, più pulito, più
luminoso. Da quel giorno il cinema-teatro comunale tramontò
definitivamente. Veniva utilizzato come sala di ricevimento nelle feste
nuziali. E pensare che per oltre un secolo le varie amministrazioni
locali avevano combattuto, lottato e fermamente voluto quella struttura. In
quei locali si è svolta la vita domenicale delle generazioni
post-belliche. Il
cinema era l'unico svago domenicale (eccezion fatta per le cantine) dei
giovani e anche dei meno giovani. Non c'era il motorino, non c'era
l'auto, non esistevano i pubs, non esisteva un campo di calcio, non una
palestra, niente discoteche, niente paninoteche, niente pizzerie, solo
raramente qualche festicciola in casa fra amici e con la presenza
costante di una gendarme, la
quale non parlava mai, ma quando lo faceva si sentiva dire iusc'
Sand'Ann'. Nel
1981, furono programmate nuove opere di ristrutturazione e di
consolidamento dell’antico edificio, ma come tutte le cose cegliesi,
per un motivo o per l’altro, queste non furono portate a termine. Dovettero
passare molti anni e finalmente l’11 aprile 1997 il Consiglio comunale
con sua delibera n°23 approvava un “Progetto preliminare” con il
quale furono individuati i lavori da farsi per la trasformazione del
complesso. Fu deciso tra l’altro di destinare l’immobile ad “Auditorium”
ed in particolare a “Sala concerti”. Progettista
dei lavori furono il Dott. Ing. Gianfranco Tonti di Taranto
(capogruppo), il Dott. Ing. Stefano Tomassi, il Dott. Arch. Leda Ragusa
e il Dott. Arch. Tommaso Elia, collaborò al progetto il Dott. Ing.
Pasquale Suma, i lavori, invece, furono eseguiti dalla ditta Valentini
di Locorotondo. Alla
fine della ristrutturazione il teatro risultò dotato di 382 posti a
sedere di cui 226 in Platea e 156 in Galleria. Il
complesso è stato provvisto di impianto
di condizionamento estivo e riscaldamento invernale mediante una
centrale di trattamento aria ubicata sulla copertura. Tale centrale di
trattamento viene alimentata in inverno dalla centrale termica sita a
piano terra, e d’estate da un gruppo frigorifero posto anch’esso
sulla copertura (Comune di Ceglie Messapica – Ufficio Tecnico,
lett. prot. n° 21311 in data 16.10.02, Progetto per i lavori di completamento del Teatro Comunale – Relazione
tecnica, p.7). L’edificio,
con i lavori di cui sopra eseguiti, è stato adeguato tenendo conto
della nuova normativa sulla sicurezza. Il
18 del mese di febbraio 2002, alla presenza delle maggiori Autorità
civili, militari e religiose della provincia di Brindisi fu finalmente
inaugurato non senza polemiche.
** Durante i bombardamenti, a quanto ricordo, sempre
notturni, la popolazione cegliese riparava nelle campagne circostanti.
Nel buio della notte (da Taranto, da Brindisi e dall'aeroporto di
Grottaglie) s'innalzavano i grossi fasci luminosi delle potenti stazioni
fotoelettriche che, nel frattempo, erano entrate in funzione. Quei fasci
di luce visibili nel nostro cielo, si rincorrevano alla caccia e alla
cattura di aeromobili.
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