Antologia

Antologia letteraria. Scritti, narrazioni e ricordi di Ceglie Messapica (Brindisi)

 

 

Ceglie, gli Stemmi araldici

di Pasquale Elia 

            

        I Comuni medioevali assunsero insegne araldiche appena conseguirono una personalità giuridica ed un assetto politico-amministrativo.  

L'araldica delle città, ovvero l'araldica civica, ebbe ed ha un rilievo non trascurabile perché rispecchia, attraverso i simboli e i colori, la fase di nascita dei Comuni liberi e le successive modificazioni costituzionali.

Le città si dividevano in quartieri, talora detti porte o rioni che a loro volta scelsero particolari bandiere o gonfaloni; le rispettive figure furono scolpite o dipinte sulle porte fortificate, sui palazzi civici e sui portoni patrizi ed, in seguito, anche sui frontali e sui cancelli dei Cimiteri Monumentali.

Il primo stemma di Ceglie era costituito da un castello chiuso sormontato da tre torri chiuse.

S'ignora quando quel primo stemma sia nato. Possiamo congetturare che esso sia stato ideato subito dopo la costruzione del castello da parte dei primi feudatari, presumibilmente, tra il 1050 e il 1100 ed è rimasto in uso fino all'abolizione della feudalità. Lo scudo in argomento, scolpito su pietra locale, fu murato sulla facciata del carcere (attuale Piazza Vecchia) fatto costruire, nel 1568, da Giovanni Giacomo Sanseverino, IV conte della Saponara (odierna Grumento Nova in provincia di Potenza).

Il sigillo, infatti, datato 1752, rintracciato presso l'Archivio di Stato di Napoli dall'amico Michele Ciracì, riproduce fedelmente quella prima arma. L'unica differenza è l'aggiunta di una corona a tre punte.

Con l'abolizione della feudalità, l'Università cegliese, nel 1812, si dà una nuova arma, tra l'altro, elimina anche il predicato Gaudo.  Trattasi di una torre rotonda chiusa a tre merli e su di essi un'aquila imperiale a volo spiegato con capo rivolto a sinistra (ASBr., Conclusioni decurionali, aa. 1806-1837, p.24). I merli sono del tipo guelfo, mentre l'odierno stemma ha i merli errati perché del tipo ghibellino. Si intendono guelfi quando hanno il profilo superiore rettilineo (guardare i merli della torre).  

Nel 1864, forse, per dare maggiore lustro e credibilità al predicato Messapico, fu scelto uno stemma rappresentante, un GUERRIERO MESSAPICO e NON la Minerva Galeata come qualche storico locale afferma. Esso è così composto. In campo azzurro con figure in nero. Corona formata da tre torri aperte a tre merli ciascuna, guerriero con elmetto tipo corinzio con cimerio, armato con due lance, faretra con frecce, due saette, due stellette a otto punte e scritta in caratteri greci KAIAINON.

          

 La parola in greco doveva essere KAILINON, con il suono di Kailinon da Kailìa, e non Kaiainon come invece compare sullo stemma. Con molta probabilità quando la parola fu riprodotta sul sigillo, l'esecutore credette che fosse una A italiana anziché una L greca.

            Nella riproduzione del 1939 la parola Kailinon fu riprodotta in modo corretto.

            

Nella rampa delle scale d'ingresso della vecchia Questura di Brindisi, ora Uffici Amministrativi della Prefettura - Piazza Dante - ricordo che non molti anni fa erano riprodotti sul muro tutti gli stemmi araldici dei venti Comuni componenti la provincia di Brindisi, istituita il 7 gennaio 1927. A quanto mi risulta, le scale di cui sopra non sono aperte al pubblico, per arrivarci, infatti, si deve passare attraverso l'ingresso principale della Prefettura in Piazza Santa Teresa.

          

  Con l'avvento del fascismo tutti gli Enti pubblici dovettero fregiarsi anche del fascio littorio. Dapprima, sulla documentazione ufficiale comunale comparvero i due stemmi, quello cegliese e il fascio littorio. In seguito il nostro guerriero fu rimpicciolito, gli fu tolto l'elmo corinzio con cimerio e sostituito da un elmetto tipo inglese, scomparvero le saette, le frecce e le stellette e al loro posto riprodotto una specie di straccio appeso ad un'asta.  Tra la testa del guerriero e le tre torri fu inserito il fascio littorio con corone di alloro.

            

Con la dichiarazione di armistizio dell'8 settembre 1943, fu malamente cancellato il fascio e rimase il guerriero, a mio avviso, MUTILATO, gli fu sostituito l'elmetto da un cappello con una specie di penna. Anche su questo non ci sono più le frecce e le saette, ma compare una specie di animaletto.

            Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 6 marzo 1953 fu assegnato l'attuale blasone.

            Il Gonfalone, invece, fu assegnato con DPR 24 marzo 1981. Infine, con DPR n°4136, in data 13 settembre 1988, Ceglie Messapica fu autorizzata a fregiarsi del titolo di CITTA'.

 

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