Ceglie,
i personaggi: Fabrizio Sanseverino
di Pasquale Elia
Tra il XVI e il XVII secolo, l'allora, Ceglie del
Gaudo (ASBr., Notaio Cornelio Vacca, a. 1597; Notaio Stefano Matera, a.
1598), ha conosciuto due FABRIZIO SANSEVERINO. Uno nato a Ceglie,
l'altro a Saponara.
Il
primo, che per comodità lo indicheremo con (I), terzogenito figlio
maschio di Giovanni Giacomo Sanseverino, IV conte della Saponara, barone
di Ceglie, e di Cornelia Pignatelli, nacque a Ceglie il 24 settembre
1565 (cfr. Michele Ciracì, Patriae
Decor, Oria 1993, p.82; Cosimo Francesco Palmisano, Mala
Cuncta…Vos Spernam, Manduria 1997, p.45; Archivio Chiesa Madre, Liber Baptisterii, aa.1565-1603, folio 132). Lo stesso giorno nella
vecchia Chiesa Madre da Dominus
Federicus Marinarius de Terra Criptaliarum baptizavit Fabritium filium
illustris domini Jacobi Sanseverini, Saponariae comitis…. (cfr.Cosimo
Francesco Palmisano, cit. p.45), morì a Ceglie tra la prima e la
seconda decade del mese di ottobre del 1602, fu sepolto a Ceglie nella
Chiesa Madre (quella che i suoi bisnonni Aurelia e Giovanni avevano
fatto restaurare, nel 1521) e, dove il fratello Lucio, all’epoca
vescovo di Rossano, fece costruire una Cappella intitolata all’Immacolata
Concezione.
Alcuni storici locali affermano che questo Fabrizio, che noi
abbiamo indicato con (I), fu seppellito nella Chiesa dei Cappuccini.
Questa affermazione non risponde al vero e tenterò di dimostrarlo.
Nel 1602, la Chiesa dei Cappuccini non era ancora stata
costruita, infatti, il Comune di Ceglie il 27 agosto 1589, e per
esso il Sindaco e gli Eletti firmano un atto
di permuta con il rev. Abbate Durso (D'Urso) delle case con giardino per la costruzione del nuovo monastero dei PP.
Cappoccini (ASBr., Notaio Cornelio Vacca,
C.177-178.INV.III.3.1.I.2). Ma poi mi domando, perché doveva essere
sepolto proprio in quella chiesa così tanto lontana quando c'era la
Chiesa Madre a pochi metri dall'ingresso del castello e dove il fratello
Lucio, vescovo, per l'occasione fece costruire una Cappella
dedicata alla Santissima Concezione dentro la Chiesa Maggiore di Ceglie? (ASBr.,
Notaio Stefano Matera, a.1602, C.11.INV.III.B.1.II.5; ibidem, a.1603,
C.113-114.INV.III.B.3.1.II.3).
L'unica Chiesa Maggiore, all'epoca, deve intendersi la Chiesa
Madre. Non c'erano e non ci sono altre Chiese Maggiori nella nostra città. Non
poteva nemmeno essere seppellito nella Chiesa di San Domenico perché a
quel tempo questa chiesa non era stata ancora costruita. Lo sarà
infatti solo nel 1688 (ASBr., Platea
San Domenico, …..a. 1744). Questa
mia convinzione è avvalorata, tra gli altri, da V. Albanese, in Di
Ceglie sua origine e successi, cap.II, folio 373/v; D.T. Albanese
(1620-1685), in Historia delle
antichità di Oria, città della provincia di Terra d'Otranto raccolta
da molti antichi e moderni geografi ed historici…il quale collocò
il sepolcro di Fabrizio …….in
questo Tempio (vecchia Chiesa Madre) e
propriamente nella Cappella della Immacolata Concezione di M.a Vergine
n.a Signora….; Cosimo Francesco Palmisano, in Mala
Cuncta….Vos Spernam, Manduria 1997, p.45 e Rocco Antelmy, in Ceglie
Messapica, Accenni alla sua antichità, Oria s.d. p.71, il quale
chiarisce che…..venne sepolto in
questo Tempio (Chiesa Madre)
presso l'altare dell'Immacolata….. Vorrei
focalizzare l'attenzione del lettore sul fatto che D.T. Albanese, medico
e cronista municipale, nativo di Oria, era quasi contemporaneo del
nostro Fabrizio, egli nacque difatti
nel 1620 e morì nel 1685. Per
quanto sopra credo che costui prima di descrivere……l'origine
di molti luoghi spettanti alla sua Diocesi…deve avere
personalmente visto l'ubicazione di quel sepolcro, non può averlo fatto
solo per sentito dire. Ritengo
pertanto che l'affermazione del cronista oritano non possa essere messa
assolutamente in dubbio. La
mia ipotesi quindi è che quando la Chiesa Madre, quella ristrutturata
nel 1521, fu abbattuta (1786) per fare posto a quella più grande e più
bella, quella che noi ammiriamo oggi, il sarcofago del nostro Fabrizio
fu traslato nella chiesa dei Cappuccini dove
esisteva la Cappella della famiglia
ducale dei Sisto
y Britto, con
l'intento forse di riportarlo al suo posto al termine dei lavori della fabrica.
Così purtroppo non avvenne e non abbiamo mai saputo, purtroppo, le
ragioni. Tutto l'inghippo lo combinò P. Primaldo Coco, nel 1927, ma
costui affermò anche che l'aquila imperiale posta sul sigillo comunale
cegliese fosse una civetta, gli altri poi l'hanno seguito bovinamente.
Il nostro Fabrizio (I) non aveva alcun titolo
nobiliare, e proprio per il motivo di cui sopra, infatti, il notaio
Stefano Matera il 29 marzo 1597 in un suo documento lo indica quale Signor
Fabrizio Sanseverino (C.11.INV.III.B.3.1.II.1).
Il secondo, che chiameremo Fabrizio (II), terzogenito figlio
maschio di Ferdinando o Ferrante (+ 31 agosto 1609) e di Isabella
Gesualdo, nacque a Saponara il 22 marzo 1589, morì il 24 febbraio 1633.
Questo Ferdinando era il primogenito di Giovanni Giacomo e di
Cornelia Pignatelli e quindi fratello del Fabrizio cegliese e del
cardinale Lucio.
Isabella Gesualdo era rimasta vedova in giovane età di Alfonso
de Guevara, conte di Potenza ed era consanguinea di Ferdinando. Per tale
motivo fu necessaria, per il matrimonio, la dispensa concessa in data 31
gennaio 1585 dal Papa Sisto V.
Egli (Fabrizio II) sposò Vittoria Pignatelli, figlia di Camillo,
marchese di Lauro e di Licia Pinelli. Alla morte prematura del fratello
Giovanni (1607), assunse il titolo nobiliare di conte della Saponara,
mentre il titolo di Principe di Bisignano, nel 1622, fu appannaggio del
fratello maggiore Luigi (vedi P. Elia, Ceglie
Messapica, La Storia, Manduria 2000, App. n°1, p.75).
Dei due Fabrizio conosciamo ben poco [ASNa., Arch. Sanseverino di
Bisignano, perg. n° 127: esenzione di Fabrizio Sanseverino da alcuni
tributi da parte della Regia Camera della Sommaria (17.4.1598); ibidem,
perg. n°304: cessione di credito per la vendita di Castel Saraceno in
Calabria (4.4.1598); ibidem, perg.n°291: proteste nei confronti del
Tavolario Orazio Negrone per la mancata adduzione dell'acqua al
Giardino, anno 1622].
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