Antologia

Antologia letteraria. Scritti, narrazioni e ricordi di Ceglie Messapica (Brindisi)

 

 

Ecco come fu venduta Ceglie

(secondo un rogito del 1361)

di Pasquale Elia 

            

Trascrizione dai caratteri gotici curata dal dott. ing. Franco CAPPONI e Pasquale ELIA

Traduzione dal latino a cura del Prof. Damiano MEVOLI, docente di Storia e Letteratura latina presso l’Università degli Studi di Lecce.

 

 

 

        IL 14 Maggio della quattordicesima Indizione, a Brindisi, il reverendo in Cristo padre e fratello Pino, per divina pietà Arcivescovo di Brindisi e Oria, e il Magnifico signor Francesco di San Severino sono convenuti spontaneamente alla presenza dei sottoscritti testimoni, a ciò specificatamente convocati e richiesti, per stipulare fra lo stesso signor Arcivescovo, venditore, e il nominato signor Francesco, compratore, pubblico contratto di vendita – da tempo fra loro concordato – della proprietà, di ogni diritto, azione, titolo e possesso, ovvero, di qualsivoglia cosa il nominato Arcivescovo aveva e poteva avere a ragione di detta sua Chiesa Maggiore Brindisina – e la medesima Chiesa in virtù di privilegi papali ovvero a qualsiasi altro titolo e diritto – nella terra o meglio nella Contrada di Ceglie, ai seguenti patti, convenzioni e condizioni:

 

                                                                        Ovverosia

 

Che il signor Arcivescovo, presente liberamente insieme con la volontà, il consenso e l’autorità del suo Capitolo della predetta sua Chiesa Maggiore Brindisina venda, alieni e consegni a detto signor Francesco per sé e i suoi eredi e successori ogni diritto, azione, proprietà, titolo e possesso, ovvero, qualunque cosa abbia e ha in ragione di detta sua Chiesa Maggiore Brindisina in detta terra di Ceglie con uomini e vassalli, selve, boschi, acque, pascoli, diritti e loro pertinenze, per mille fiorini d’oro, computato ogni fiorino sessantatré carlini d’argento, i quali mille fiorini egli dichiara di aver ricevuto ed avuto da detto signor Francesco per la predetta vendita, che farà con debite e opportune clausole per consiglio dei consulenti dello stesso signor Francesco …

Che il detto signor Arcivescovo e i suoi successori … per l’acquisto al predetto signor Francesco il diritto a ciò … al detto signor Arcivescovo e ai suoi successori (rendere) in perpetuo (vettovagliamenti) … della detta terra di Ceglie da consegnare ogni anno al detto signor Arcivescovo e ai suoi successori.

 

E di contro, il detto signor Francesco riceverà di persona e nelle sue mani e dichiarerà di aver ricevuto e avuto in deposito e a titolo di deposito dal predetto signor Arcivescovo per il predetto suo denaro mille fiorini d’oro, computato ogni fiorino per sessantatré carlini d’argento, da restituire e consegnare a detto signor Arcivescovo e ai suoi successori dal predetto signor Francesco o dai suoi eredi e successori a ogni richiesta di detto signor Arcivescovo o dei suoi successori senza lite e controversia e ritardo e mancanza. E per questo il detto signor Francesco obbligherà al signor Arcivescovo i diritti, frutti, redditi e proventi del Casale di Borgagne con uomini e vassalli diritti e pertinenze sue, che detto signor Francesco da parte della signora Magnifica donna Isabella, consorte dello stesso signor Francesco, aveva, teneva e possedeva nel [territorio] di Otranto, e che il detto signor Francesco curerà e farà che a ogni richiesta di detto signor Arcivescovo o dei suoi successori (si obbligherà a consegnare) il frutto, il reddito e i proventi di detto Casale di Borgagne a detto signor Arcivescovo per il predetto sunnominato deposito (secondo la decisione del ricordato signor Arcivescovo).

 

Per espressa e speciale convenzione tra il predetto signor Arcivescovo, da una parte, e il detto signor Francesco, dall’altra, il predetto signor Francesco o i suoi eredi e successori non possono impetrare il (regale) assenso dovuto per la vendita, poiché detta vendita non ha valore senza detto assenso, il detto signor Francesco o i suoi eredi e successori possano (ricredersi) e debbano annullare a detto … Arcivescovo o i suoi successori … annullare il debito a detto signor Francesco o ai suoi eredi e successori del predetto deposito e la stessa validità della vendita e del deposito siano di nessun effetto e valore.

 

Ad ogni evenienza, si conviene che se il detto signor Francesco o i suoi eredi e successori sono sollecitati o vessati e chiamati in giudizio o extra giudizio dalla Magnifica signora Contessa Di Tocco – e che la vendita stessa fatta al signor Francesco dal predetto signor Arcivescovo non lede i diritti che la stessa signora Contessa potrà dire di avere in detta terra di Ceglie -, e se il detto signor Francesco, o i suoi eredi e successori, a causa della stessa vendita arcivescovile non potrà difendersi né qualcuno potrà giovargli o difenderlo, allora tutte le cose qui dette invano saranno poi annullate e cancellate.

 

E se contrastando detta arcivescovile vendita con i diritti di detta signora Contessa e per lo stesso contrasto il detto signor Francesco con detta signora Contessa giungano a qualche accordo per il quale il detto signor Francesco o i suoi eredi o successori osservino una diminuzione ovvero uno (svilimento) del prezzo … di detta terra di Ceglie, così che la stessa diminuzione o (svilimento) dello stesso predetto … faccia salire la restituzione ad una somma di oltre mille fiorini in questo caso il detto signor Arcivescovo o i suoi successori dal … del sopraddetto deposito contro il detto signor Francesco o i suoi eredi e successori e beni.

 

Le quali cose predette, tutte e ognuna, convennero e promisero sulla parola e sui sacramenti di avere ferme e … osservare e senza dubbio … o venire e  in largo e sotto … di detto signor Arcivescovo sia nelle mani del predetto signor Francesco e l’altro sotto e poniamo il sigillo … e con il sigillo di detto signor Francesco così … il signor Arcivescovo … del rotondo sotto anche al di sotto … dei testimoni che sotto … a ciò specialmente convocati e chiamati. E io al di sopra di Francesco di San Severino … i predetti patti … e di propria mano ho contrassegnato.

                                                                                                                                                           

                                                                        Io frate Pino, arcivescovo di Brindisi e Oria

                                                                        Io (illeggibile)

 

Io Abate Bartolomeo d’ Afflitto, Canonico Brindisino, testimone.

Io Giudice Giovanni de Magistri sono testimone.

Io Giudice Berardo del Giudice Giorgio de Neri …

Io Angelo maestro Goffredi testimone.

Io Nicola maestro di Ottavio di Brindisi.

 

            Il documento di cui sopra è custodito presso l'Archivio Capitolare della Basilica Cattedrale di Brindisi, Biblioteca "A. De Leo". E' un documento scritto in latino a con caratteri gotici.

            Dall'atto di cui sopra ricaviamo che Ceglie fu venduta, il 14 maggio della XIV Indizione, per MILLE fiorini d'oro equivalenti a 63 carlini d'argento per ciascun fiorino, pari a 63.000 carlini d'argento.

            Avrete notato che il documento non riporta l'anno, ma solo XIV Indizione. Cosa era dunque questa famosa indizione? Era il modo di indicare l'anno e veniva principalmente usato dai notai ecclesiastici. Il nostro notaio Nicolaus Magister de Octavio di Brindisi era infatti un frate dell'Ordine dei Predicatori.

            L'indizione aveva cadenza quindicennale, ossia ogni quindici anni il conteggio ricominciava daccapo.

            Secondo il computo romano, nel XIV secolo, la XIV indizione corrisponde agli anni: 1301 - 1316 - 1331 - 1346 - 1361 - 1376 - 1391.

            Il calcolo è molto semplice. Si aggiunge tre alla data considerata in quel momento e si divide per quindici, il resto che si ottiene e l'indizione, se non ci fosse resto l'indizione sarebbe XV (Esempio: 1361+ 3 : 15 dà per resto 14, quindi XIV indizione, ma anche tutte le altre date danno per resto 14).

            A questo punto è opportuno conoscere il periodo in cui sono vissuti i personaggi in esso menzionati, cioè frate Pino, arcivescovo di Brindisi e Oria, Francesco Sanseverino e la moglie Isabella, Contessa Di Tocco.

 

a.       frate Pino GISO, nacque a Genova, dell'Ordine dei Predicatori (Domenicano), già vescovo di Ventimiglia, fu trasferito a Brindisi e assunse la carica di Arcivescovo di Brindisi e Oria dal 2 novembre 1352 e la tenne fino al 1378, quando morì;

 

b.      Francesco Sanseverino, marito di Isabella, visse tra il 1340 e il 1400 [ho consultato molta documentazione, ma non sono riuscito a trovare alcunché di preciso su questo illustre personaggio.  Il Prof. L.A. Montefusco, in Le successioni feudali in Terra d'Otranto, La Provincia di Lecce, Aprile 1994, afferma che Francesco Sanseverino fu, all'epoca, feudatario di Gallipoli, (p.203), di Copertino (p.152), di Nardò (p.315). Affermati studiosi di quelle Città (Dr. Marcello Gaballo di Nardò, Prof. Giovanni Greco di Copertino), da me interpellati, hanno dichiarato che quelle affermazioni non rispondono al vero]. Nella storia di quelle Città, infatti, non compare il nostro Francesco Sanseverino. Compaiono, invece, due personaggi Luigi e Tommaso, che secondo il Montefusco furono i figli del Francesco in argomento (Civitas Neritonensis, la storia di Nardò di Emanuele Pignatelli ed altri contributi, a cura di Marcello Gaballo, Martina Franca 2002, pp. 67-68).

 

c.       La Contessa Di Tocco, era la moglie di Pietro Di Tocco, conte di Martina, il quale aveva ricevuto il titolo di conte su quella città, nel 1348, da Giovanna I, Regina di Napoli.

 

Alla morte di Roberto d'Angiò, avvenuta nel 1364, gli successe il fratello Filippo. Questi concesse al Di Tocco la Terra di Avetrana in cambio di Martina. Nei Cedolari di Terra d'Otranto del 1377, Avetrana infatti apparteneva ad un certo Guglielmo Di Tocco, forse figlio del Pietro di cui sopra. Con molto attendibilità poiché le Terre di Martina erano confinanti con quelle di Ceglie, la Contessa avrebbe potuto accampare diritti di prelazione.

In un atto notarile datato 19 settembre 1698, del notaio Onofrio Epifani di Ceglie, difatti, Donna Caterina Amati (antica famiglia cegliese), rinuncia al diritto di prelazione nei confronti di Domenico Barletta per avere questi acquistato nel 1697 un palazzo confinante con le sue proprietà (ASBr., C.17.INV.III.B.3:I.VII.1).

Per quanto attiene al Casato della signora Isabella, nonostante la fattiva collaborazione ricevuta dagli studiosi salentini di cui sopra, non sono riuscito purtroppo a raggiungere alcun risultato.

Ora se nel 1364 il Di Tocco si trovava già nella tenuta di Avetrana, la nostra XIV Indizione deve essere per forza il 1361.

Per quanto sopra il nostro documento fu redatto il 14 maggio del 1361.

 

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