Antologia

Antologia letteraria. Scritti, narrazioni e ricordi di Ceglie Messapica (Brindisi)

La duchessina Isabella Lubrano

 

  di Pasquale Elia 

 

IL 25 luglio 1624 Cesare LUBRANO acquista il feudo di Ceglie, (ASNa., Regia Camera della Sommaria, Quinternione 70, fg.68), per la modica somma di ducati 54.800 (L.A. Montefusco, Le successioni feudali in Terra d’Otranto, Le province di Brindisi e Taranto, Novoli 1996, vol. II, p.18), da un certo Camillo Del Pozzo (Sentenza della Corte d’Appello in Altamura, Regia Commissione incaricata della divisione dei demani, in data 24 luglio 1810, Registrata il 31.10.1810, L. 17, fg. 23; ASNa., Regia Camera della Sommaria, Quinternione 62, fg.235; Pasquale Elia, Ceglie Messapica, La Storia, Mandria 2000, p.62) e, nell’occasione, fu interposto il Regio Assenso, ossia fu chiesto il consenso della Corona per la vendita della nostra Ceglie, consenso che fu infatti concesso.

            Lubrano era una famiglia napoletana di origine popolare. Nella insurrezione di Napoli del 1647 [(domenica 7.7.1647 – lunedì 6.4.1648, ms. della Società di Storia patria di Napoli, segnato XXI, B, 31, p. 615), cfr. L. Pepe, Nardò e Terra d’Otranto nei moti del 1647-1648, in Archivio Storico Pugliese, Bari 1894, Anno I, fasc,I, p.247, il popolo le bruciò le case e sperperò i tesori che la famiglia teneva nascosti nel Convento dello Spedaletto (Amilcare Foscarini, Armerista e Notiziario delle famiglie nobili, notabili e feudatarie in Terra d’Otranto, ristampa, Sala Bolognese 1971, p.185).

            Nel 1630, il giovane don Diego Lubrano, fece costruire, a sua cura e spese, nella Chiesa Madre, una Cappella (altare delle navate laterali) dedicata al Patrono della nostra città, Sant’Antonio da Padova, riservandosi, come era abitudine a quei tempi, lo Jus Patronatus, ossia il diritto di farsi ivi seppellire. Questa notizia è stata ricavata dalla relazione di una Visita Pastorale, fatta nel 1644, da Mons. Parisi, Vescovo di Oria [cfr. don Gianfranco Gallone, La Chiesa e la devozione di San Rocco a Ceglie prima del ‘900, in E’ ancora l’alba (a cura di) Enrico Turrisi, Oria 1999, p.53, nota n°10].

A titolo di cronaca, lo Jus patronatus della famiglia nobile o comunque economicamente agiata, era trasmissibile agli eredi e per questo sopravvissuta fino all’ultimo rappresentante, quando, con la morte di questi, passava alla consorte o ad altre famiglie con cui era apparentato, se non a decretarne, con il placet dell’Autorità ecclesiastica, la soppressione del beneficio e la vendita dei cospicui beni ad esso attribuiti per volontà del fondatore o di suoi congiunti.

            Nel 1639, Cesare Lubrano cedette le Terre di Ceglie al figlio Diego, il quale il 21 settembre 1641, ricevette, con diploma dato a Napoli, il titolo di Duca su quel feudo. Da quella data il possedimento fu trasformato da baronia in ducato. Don Diego fu dunque il primo duca che Ceglie del Gaudo abbia avuto.

            Il rampollo della famiglia Lubrano (don Diego), aveva  sposato la giovane Isabella Noirot la cui famiglia era di origine belga, infatti, la ragazza sembra che fosse nata nelle vicinanze di Anversa.

            Il 30 ottobre 1641, la duchessina, così viene indicata nella documentazione del tempo, morì improvvisamente.

Alcuni affermano per complicanze sopravvenute durante il parto per la nascita del figlio Domenico, altri per infarto del miocardio od ictus cerebrale, ma, allo stato degli atti, non abbiamo alcuna documentazione probatoria. La cosa certa è che nella sagrestia dell’odierna Chiesa di San Domenico troviamo il sacello della nostra giovane duchessa Lubrano. 

Personalmente non sono per niente convinto che la duchessa Isabella possa essere stata tumulata in quel sito quando sappiamo, per certo, che undici anni prima il marito aveva fatto costruire una Cappella nella Chiesa Madre.

 Ma perché dobbiamo credere che la giovane duchessa, amata e rispettata dalla popolazione cegliese, possa essere stata seppellita proprio in quella Cappella, che all’epoca, non era idonea nemmeno alla celebrazione del Sacro Rito, per mancanza delle cose necessarie da potersi celebrare il Santo Sacrifico (don Gianfranco Gallone, cit. p.54)?.

A mio parere, la duchessina fu seppellita nella Chiesa principale di Ceglie, ossia la Chiesa Madre, sotto l’Altare fatto costruire alcuni anni prima dal marito e, quando questa fu abbattuta, nel 1871, per costruirla più grande e più bella, la tomba fu traslata nella Chiesa dei Padri Cappuccini, unitamente a quella di Fabrizio Sanseverino. Questo è certamente il motivo per cui alcuni storici (P.Coco, R.Antelmy), nei primi anni dello scorso secolo, affermarono che la tomba dei duchi di Ceglie fosse ubicata nella Chiesa dei Cappuccini. In seguito anche altri (M.Ciracì), seguirono le orme di costoro.

La lapide collocata nella odierna sagrestia della Chiesa di San Domenico riporta: “……….in memoria dell’ottima consorte pose”. E perché non  qui giace, qui riposa, come normalmente si usa ancora ai nostri giorni.

Don Diego Lubrano, non si rassegnò mai alla prematura scomparsa della giovane e amata moglie, tanto che da quel momento egli intraprese una vita molto disordinata, tanto disordinata che a richiesta (del nipote) don Cesare Lubrano e suoi congiunti, diversi magnifici testimoni, dichiarano e testificano descrivendo la vita disordinata condotta dal Duca di Ceglie don Diego Lubrano morto nel settembre del 1658 ( ASBr., Notaio Francesco Paolo Lamarina, 10 luglio 1687, C.110.INV.III.B.3.1.VI.20).

Don Cesare e Donna Caterina Lubrano, duchessa di Ceglie ed alcuni cittadini della Terra di Ceglie testificano per atto pubblico alcuni avvenimenti storici a tutela ed interesse della famiglia Lubrano (storia 1645-1658), (ASBr., Notaio Francesco Paolo Lamarina, 10 luglio 1687, C.110-112.INV.III.B.3.1.VI.2).

Il caro Diego deve averne combinato di tutti i colori se proprio i famigliari vollero tenere le debite distanze. 

 

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