Le famiglie feudatarie di Ceglie Messapica di Pasquale Elia
IL primo feudatario di Ceglie di cui si conosca il nome
fu un certo (Sire) PAGANO.
Egli era certamente un normanno, non sappiamo se soldato di
valore per cui gli fu donato il Castello di Ceglie, o alto dignitario di
Corte della Dinastia reale degli Altavilla.
E' noto
che, tra il 1115 e il 1120, molti Principi normanni, abbracciato il
cristianesimo, donarono gran parte delle Terre conquistate alla Chiesa
di Roma. Con ciò non voglio affermare che il nostro (Sire) PAGANO fosse
uno dei Principi vichinghi, ma una persona degna di rispetto in quella
gerarchia certamente si.
Il PAGANO figlio, potrebbe avere preso parte, con Goffredo,
figlio di ACCARDO, signore di Ostuni (i due giovani si conoscevano),
alla rivolta dei Loritello (1155/56) e, come questi sconfitto da
Guglielmo I. Per il motivo di cui sopra, il feudo di Ceglie potrebbe
essere stato incamerato dalla Corona ed, in seguito, donato alla Curia
brindisina, si potrebbe ipotizzare anche che l'ultimo dei PAGANO non
abbia avuto eredi e pertanto Ceglie fosse ritornata alla regia Corte e,
poi, donata alla Mensa vescovile di Brindisi, come potremmo infine
supporre che l'ultimo PAGANO fosse partito per una crociata e prima
della partenza abbia donato la tenuta di Ceglie alla Curia di Brindisi. Allo
stato attuale delle conoscenze in nostro possesso, comunque, non
possiamo fare altro che ipotizzare come e quando Ceglie sia andata a
finire nelle mani della chiesa brindisina.
Di certo sappiamo che il Papa Lucio III, con una sua Bolla data a
Velletri il 4 gennaio 1182, concesse, tra l'altro, in favore di Pietro
da Guinardo, all'epoca, Arcivescovo di Brindisi e Oria.……….l'uso del Pallio alla Villa di Ceglie e non all'Abbazia di Sant'Anna di
Ceglie [R. Jurlaro (a cura di), Catalogo
dall'anno 1033 al 1957, Bari 2 nov.1958, perg. n°V, dattiloscritto
presso la Biblioteca A. De Leo
di Brindisi; Codice Diplomatico brindisino, p.40, n°21]. Il
termine Villa, dal latino, è
inteso quale Villa(ggio),
insediamento. A quella data il territorio cegliese aveva, dunque,
l'Abbazia di Sant'Anna, la Cappella di San Nicola (ora rimasto solo la
contrada), la Cappella di Sant'Antonio Abate, la Cappella della Madonna
della Grotta e, con certezza anche la Chiesa della Annunziata. Non
abbiamo invece alcuna notizia dell'esistenza della Chiesa Madre. Il
Papa Lucio III, al secolo Ubaldo Allucingoli, nacque a Lucca (data
sconosciuta), morì a Verona il 25 novembre 1185. Fu ordinato Cardinale
diacono di Sant'Adriano, nel 1138, da Innocenzo II, Cardinale prete di
Santa Prassede, nel 1141, Cardinale vescovo di Ostia e Velletri, nel
1158, da Adriano IV. Nel
1190 Ceglie fu ceduta alla famiglia DRIMI
(G.Magno - P.Magno, La Storia di
Ceglie Messapica, Fasano 1992, p.68; Michele Ciracì, Stemma
Civico e Gonfalone della Città di Ceglie Messapica, Ceglie
Messapica 1994, p.8), e la tennero fino al 1220. Caduta
la dinastia normanna sotto i colpi svevi, il possedimento di Ceglie fu
concesso a Gervasio DE PERSONA, meglio conosciuto come DE MATINA, dalla signoria principale di quella famiglia (Matino in
provincia di Lecce). Succedette il figlio Glicerio e, quindi, i
DE TUZZIACO che avevano ricevuto il feudo confiscato da Carlo I d'Angiò
(1226-1285) ai De Matina riconosciuti
traditori. Carlo
I (Re di Sicilia, nato il 1226 e morto a Foggia il 7.1.1285), dona
ad Anselino de Toucy suo consanguineo, la città di Motola, le Terre
di Ceglie del Gualdo e di Soleto ed il Casale di San Pietro in
Galatina, confiscati al ribelle Glicerio
de Matina. Da Foggia, 28 gennaio, XII ind., reg.4, fg.3,t)
I De Matina, padre e figlio, nativi di Mottola, erano legati alla
Casa Sveva. In occasione della discesa di Corradino di Svevia in Italia,
parteggiarono per questi contro Carlo I d'Angiò. Gervasio fu dichiarato
traditore, rinchiuso in carcere insieme alla moglie Pellegrina, quindi,
condannato all'impiccagione. E' ricordato nella Cedula
taxationis Justitiaratus Terre Ydronti del 1276 (E.CUOZZO, Fonti per la Storia d'Italia, Catalogus Baronum, Commentario, Istituto
Storico Italiano per il Medioevo, Roma 1984, n°489, p.54).
Il figlio Glicerio aveva ricevuto da Carlo I d'Angiò una forte
somma di denaro ed una compagnia di soldati per andare a Morea al
servizio del Principe d'Acaja. Anche Glicerio parteggiò per Corradino.
Caduto l'ultimo degli Svevi, Carlo I d'Angiò ordinò la sua cattura.
Glicerio si era dato alla latitanza nelle campagne nei pressi di Otranto
dove fu catturato e condotto in carcere nel castello di Brindisi insieme
ai figli, Gervasio, Giovanni e Perello. Subì
il patibolo (ASNa., Documento
Angioino, Reg.1269, b.4,fg.39; F.CASOTTI -S.CASTROMEDIANO - L.DE
SIMONE - L.MAGGIULLI, Dizionario Biografico degli Uomini Illustri di Terra d'Otranto, Martina
Franca 1999, p.159; Camillo Minieri RICCIO, Documenti
di Carlo I d'Angiò). La
moglie Riccarda con le figlie Sibilla, Smirilla, Peregrina e Rogerella
furono affidate al Sindaco di Brindisi. Non conosciamo la fine di quelle
povere donne.
I DE TUZZIACO tennero Ceglie dal 28 gennaio 1258, quando fu
confiscato ai De Matina, fino al 1273, anno della morte di Ezzelino II
De Tuzziaco (Amilcare FOSCARINI, Armerista
e Notiziario delle famiglie nobili, notabili e feudatarie in Terra
d'Otranto, rist. Sala Bolognese 1971, p.133).
Carlo I, quindi, dona il feudo di Ceglie al suo parente Ezzelino
De Tuzziaco che da Lucia, principessa di Antiochia, nacque Filippo che
gli succedette. Filippo,
sposò Eleonora (n.1247),
la quale era figlia di Carlo I d'Angiò e di Beatrice di Provenza. Da
questo matrimonio nacquero Nardone ed Ezzelino (II), i quali governarono
Ceglie uno dopo l'altro.
Alla morte di Ezzelino II, i parenti più prossimi non vollero
venire dalla Francia a rilevare l'eredità, pertanto, la Terra di Ceglie
passò alla regia Corte, che la cedette a Giovanni PIPINO
(1273). Un
Giacomo Pipino, nativo di Brindisi, fu medico personale di Carlo II d'Angiò.
Un
Giovanni Pipino, conte di Minervino, nel 1358 [G. GALASSO, Benedetto
Croce, Storia del Regno di Napoli, Azzate 1972, p.869; Idem, Storia
d'Italia, Il Regno di Napoli, Il Mezzogiorno Angioino e Aragonese
(1266-1494), Torino 1992, vol. XV, tomo I, p.875], fu impiccato per
tradimento ai merli del castello di Altamura (G.GALASSO, Benedetto
Croce, ….cit., p.105).
Non siamo venuti a conoscenza quando e per quale motivo la nostra
Ceglie sia stata ceduta alla Chiesa brindisina. Una cosa è certa però,
il 14 maggio 1361 l'Arcivescovo di Brindisi e Oria, fra' Pino,
magister in sacra pagina miseratione divina vendeva al Magnificus et Potens vir dominus Franciscus de Sancto Severino, miles,
marito di Isabella, la Villa Cilij
de Gualdo…………cum hominibus et vassalis, silvis, nemoribus aquis,
pascuis, juribus et pertinentiis suis pro florenis aurej mille computato
qualibet pro sexaginta IIJ carlenis argenteis duobus…..
Francesco Sanseverino, signore di Nardò, era
terzogenito figlio di Guglielmo, signore di Policastro, Sansa, Padula e
Montesano. Questi era ultrogenito figlio del grande e potente Tommaso II
Sanseverino, conte di Marsico, oggi Marsico Nuovo in Basilicata (cfr.
informazioni ricevute dalla dott.ssa Carmela Biscaglia, Tricarico). Francesco
ebbe due figli maschi, Luigi e Tommaso, i quali furono entrambi signori
di Nardò [Marcello GABALLO (a cura di), Civitas
Neritonensis, la storia di Nardò di Emanuele Pignatelli ed altri
contributi, Congedo Editore, Galatina 2001, p.67-68]. Fra'
Pino GISO, nacque a Genova, dell'Ordine dei Predicatori (domenicano), già
vescovo di Ventimiglia, fu trasferito a Brindisi e assunse la carica di
Arcivescovo di Brindisi e Oria dal 2 novembre 1352 e la tenne fino al
1378, quando morì. Alla morte di Ladislao Durazzo d'Angiò, gli succedette la
sorella Giovanna II, la quale ricostituì il Principato di Taranto e lo
donò al marito Jacopo di Borbone. Costui lo vendette a Maria d'Enghien,
contessa di Lecce, la quale, nel 1419, comprò in nome e per conto del
figlio Giovanni Antonio Orsini Del Balzo (1386-1463), Niccolò Scisciò (1463-1468), Brancaccio
(1468-1484), Antonella Dentice
(1484), Gio.Tommaso Sanseverino
(1484-1510), Aurelia Sanseverino
e marito Giovanni Sanseverino
(1510-1527/8), Regio Fisco
(1527/8-1531), Aurelia
Sanseverino e marito Giovanni (1531-1540),
Aurelia e 2°marito Giovanni Francesco Conclubet
(02.03.1540-02.03.1544), Aurelia
(02.03.1544-28.12.1562), Gio:
Giacomo Sanseverino (28.12.1562-1580), Ferdinando
Sanseverino (1580-1584), Cornelia
Pignatelli in Sanseverino [moglie di Gio.Giacomo (1584-29.01.1592)],
Ferdinando Sanseverino (29.01.1592-31.08.1609), Luigi
Sanseverino, Principe di Bisignano dal 1622 (31.08.1609-1612),
Bonifacio Naselli
(1612), Dott. Ferrante Rovito
(01.12.1612-16.05.1620), Camillo
Del Pozzo(16.05.1620-25.07.1624),
Cesare Lubrano (25.07.1624-1639), Diego
Lubrano (1639-18.07.1659), Domenico
Lubrano (18.07.1659-10.06.1674), Cesare
Lubrano, figlio di Domenico, non avendo eredi legittimi cedette la
proprietà alla zia Caterina
Lubrano, la quale sposando Luigi
Sisto y Britto, porta in dote le Terre di Ceglie. Sisto
Y Britto (1674-1862), Verusio
dal 1862 ai nostri giorni.
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