Antologia

Antologia letteraria. Scritti, narrazioni e ricordi di Ceglie Messapica (Brindisi)

 

 

La controversia sui confini tra Ostuni e Ceglie

di Pasquale Elia 

            

       

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COMUNE DI CEGLIE

Provincia di Terra d’Otranto

 

                                                                                  DISTRETTO DI BRINDISI

                                                                             ANNO 1773

 

 

            Incartamento riguardante memoria sulla confenazione del territorio di Ceglie e quello di Ostuni.

 

            Questo volume contiene numero sei coste scritte compreso il presente foglio.

 

 

                                                                                              Il cancelliere comunale

                                                                                              f.to Pietro Caliandro

 

 

COMUNE DI OSTUNI

 

 Per le terre del Sig. Cenci di Martina questionata tra i Comuni di Ostuni e Ceglie.

 

            Il Sindaco, e Decurioni del Comune di Ostuni, con Supplica espongono come essendosi presentato il Ruolo della Contribuzione Fondiaria del corrente anno dal Processo Verbale dello istesso  si è veduto esservi la imposizione di ducati 165:46:7/12 per tanti discarichi, e riduzioni accordate dal Consiglio d’Intendenza ai riclamanti avverso della Tassa Fondiaria.

            Signore, la maggiore reimposizione, che questa Comune soffre si è per una duplicità di una Massarìa del Sig. Camillo Cenci di Martina la qual è sita in tenimento di questo Comune ed in quello di Ceglie, per cui ne ha riclamato. Si è tolto la duplicità, lasciando il peso Fondiario in Ceglie, e non ad Ostuni. E’ vero, Signore, che alcuni Commissari Decurioni hanno dato il loro parere di appartenere la Massarìa del Sig. Cenci in Ceglie, ma furono appunto quelli, che poco esperti del Feudo dissero il loro parere, anzi firmarono le Carte, formate dal Controloro Sig. De Mola, senza che nemmeno si portassero sopra il Luogo, per vedere ocularmente il Costìfeudo, o sia il Paretone, dal quale si viene in cognizione. Se detta Massarìa nominata Lama Fauzzo appartenga in Ceglie per intiero, o pure che la sola abitazione è in quel territorio e li Servaggi in questo Comune.  S’è così culla, come lo è indubitatamente, sarà dalla vostra Giustizia dopo  la verifica dell’esposto far rimanere la Massarìa del nominato Sig. Cenci in questo Comune, togliendola da quello di Ceglie, e non soffra Ostuni una reimposizione colli Suoi Cittadini, che non gli è dovuta. Supplichiamo intanto la Giustizia di V.E. ordinare una esatta verifica, ordinandola  a chi meglio stima de Controloro della Real Direzione delle Contribuzioni dirette, riserbandosi la Comune Solamente di non essere in Persona de due Controlori Gio:Antonio Pepe, ed Antonio de Mola, per averli sospetti.

 

            Segue la firma del Sindaco Donato Rodio e di altri  diciannove (19) Decurioni

 

 

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Lecce 23 maggio 1811

N° 1124 di prot.

 

 

 

            Al Sig. Controloro del Circondario di Ostuni, inteso il Comune di Ostuni e quello di Ceglie, faccia la verifica nelle forme rimettendo il corrispondente processo verbale.

 

                                                          

                                                                          p. L’Intendente assente

                                                                       Il Consigliere d’Intendenza

                                                                             f.to B. Mancarella

 

(ASBr., Scritture delle Università e Feudi – Serie I- Istrumenti e Liti – b.2- fasc.7 )

 

Certifico io qui sottoscritto Ordinario Cancelliere della Magnifica Università di questa terra di Ceglie in Otrando, qualmente avendi perquisito[1] il librone del Catasto Antico di detta Magnifica Università, formato coll’assistenza del Regio Commissario Accio quinque nell’anno 1603 , al fol.1072 tra l’altre cose ritrova la segunet partita B.=

Donato Antonio Altavilla, d’anni 40=, Delia Gioia, moglie, d’anni 30=, Perna, figlia, d’anni sei =  Possiede la casa dove abita. Possiede a Monte Calvo una Massaria di tomola cento cinquanta di terre aperte, e tomola cento quaranta di terre chiuse, con una foggia, e cisterna, confina colli beni di Stefano Vitale. Si stimano le terre aperte per ducati tre cento, e le terre chiuse si stimano tomola quaranta per ducati quattrocento; tomola quaranta per ducati trecento venti, tomola sessanta per ducati trecento sessanta, la cisterna si stima per ducati sessanta, sono in tutto ducati mille  quattrocento quaranta, che fanno oggie (once) due cento quaranta.

E più nel fol. 213 di detto Catasto antico si legge Notar Francesco Clavica di anni 28 = Perna, sorella di anni 38, e tra l’altre cose si vede in detta partita la seguente B =.

Passadoro in comune con Vincenzo di Donato Clavica di Ceglie tomola trenta sei di terre aperte, e tomola quattro  e mezzo di terre chiuse, con la “pezza delli ferri”, che confina con la difesa di “Casamassima”, come da catasto fatto da Giambattista Brettone, sono tomola quaranta di terre aperte, e si stimano per ducati ottanta, e dette terre chiuse si stimano per ducati quaranta cinque, che sono ducati cento venti cinque, che per due quinti toccano a detto Notaro Francesco, e sorella ducati cinquantuno, oncie otto, e 10/12.

Finalmente avendo perquisito un altro librone di Catasto di detta Università, formato nell’anno 1627 in quello ritrovo nel fol. 44 la seguente partita B=.

Beatrice Altavilla, di anni 18 in Casillis possiede una Massarìa di tomola cento sessanta in circa di terre chiuse con foggia suffocata, ed una cisterna d’acqua, giusta il beneficio di Giovanniello, giusta la Difesa vecchia baronale di detta terra, giusta la via di Carovigno, stimata per oncia 316, ed un tarì, siccome tutto questo ed altro chiaramente apparisce da detti libroni di Catasti Antichi di questa Magnifica Università alli quali mi rapporto, onde in fede sottoscrivo.

Ceglie lì 22 dicembre 1773.

 

Io Domenico Gioia, Ordinario Cancelliere della Magnifica Università della terra di Ceglie in Otranto fò fede come sopra.

 

 

A questo punto si trova allegato, in copia, un documento scritto in latino risalente all’anno 1100, ma per comodità del lettore lo riporto in italiano.

La traduzione è stata curata dal Prof. Damiano Mevoli, docente di Storia e Letteratura latina all’Università degli Studi di Lecce.

 

            Faccio fede io qui sottoscritto, pubblico e regio notaio Tommaso Lamarina  in Ceglie in Otranto che avendo consultato attentamente gli atti pubblici del fu Notaio Francesco  Paolo Lamarina  della detta Terra, che da me sono conservati ed in particolare il protocollo dell’anno 1622, trovo in quello che alla data del 26 ottobre, prima indizione di detto anno 1622, davanti agli interessati nella Città di Ostuni si stipulò un atto tra l’Arciprete dr. Don Dionisio Greco e la Magnifica Università di Ostuni ed in detto anno trovo inserita la seguente copia.

 

Nel nome di Nostro Signore Gesù Cristo. Amen.

Nel 1100 della sua Incarnazione della terza Indizione del mese di Aprile io, Accardo, per grazia di Dio Onnipotente, signore di Ostuni dichiaro che alla presenza di buoni uomini, testi sottoscrittori, Ser Pagano, figlio del signore del Castello di Ceglie da noi viene in Ostuni e si lamentò con noi dei nostri uomini poiché invadevano la sua terra e devastavano il territorio: Io udendo ciò, poiché era vicino di terra, non volle sopportarlo, così feci venire presso di noi i miei fedeli e i vicini di terra/ Maggio di Turi e i suoi confinanti, che erano negli stessi confini di (Ceglie), e Giovanni di Monaco, con i suoi confinanti, Giovanni de Sancto e Rocco Sirone, Giorgio Leone, notaio con i figli nostri, ai quali ordinai di andare diligentemente e incominciare dagli stessi confini, che si dic di Lerna, con lo stesso Ser Pagano, e i suoi uomini, e percorressero tutti i confini fino alle terre di Monopoli, e in seguito ritornassero a noi, i quali fecero così come ordinai io, e vennero davanti a noi a presero a dire a noi i confini con le terre con lo stesso Ser Pagano e con i suoi uomini naturalmente dal muro di Lerna dalla parte di San Vito fino alla Lama e dalla Lama fino alla cisterna di Maggio di Turi, e dalla cisterna fino alle corti palaziati, e dalle stesse corti fino al muro che va verso la Croce del muro, e dalla Croce del muro fino alla via di San Vito, e dalla via di San Vito fino al Casile (sotto) a Monte Calvo, dal Casile viene verso la via Carolineata, dalla via di Carolinea fino al Votano, dal Votano viene alla Lama fino alla via di San Paolo e dalla via di San Paolo fino alla Specchia e dalla Specchia fino al ponte, dal ponte va all’altra Specchia, che è in via di Santa Lucia, e quella va per la Lama Rachele fino al Metano di Campo Orlando, dal Metano c’è un muro che va verso la al luogo (agiativo) e va per la Lama ed esce dalla via che prosegue verso la palude Prociliana, e continua verso l’altra via di San Salvatore dove c’è una Croce in pietra della via, e finisce il confine che è tra la terra di Ostuni e di Ceglie, e esce verso la via e va per la Lama verso due Specchie, una delle quali e dalla parte di oriente (fincta) della terra di Ceglie, udendo io, che sopra Accardo, questo da Ser Pagano, dai suoi uomini, e dai nostri che così concordarono ordinai che i convenuti si obbligassero  affinché se in qualche tempo una qualche parte andasse contro l’altra sia Ostunese, sia Cegliese (ordinationis et jus nostro ambarunt), e la parte che abbia fatto tali cose, prenda all’altra parte duecento nichelati buoni e sonanti e (persentes), in seguito quella , questa nostra carta della concessione rimanga ferma e stabile in ogni tempo, in cui con le nostre mani feci il segno della Santa Croce e al nostro (segretario?) ordinai di (imblare) di piombo, ed ordinai anche di sottoscrivere a Leone, notaio della nostra città e feci scrivere nel mese dell’Indizione del prelodato. 

Il segno della croce la mano, del signore Accardo, di cui sopra, il segno della croce la mano di Sabino, soldato, il segno, la mano di Rggero Strangotto, il segno la mano di Giovanni citato prima, il segno la mano di Pantaleone m (…..).

 

 

 

            Nel nome di Dio. Amen. Il giorno dodici del mese di giugno 1571, nel Casale di San Vito = Visti gli atti dell’inventario della predetta causa, le scritture, i catasti per entrambi le parti (presentati), dei testi per le stesse parti esaminati, visti i luoghi, i confini, e il territorio della controversia vertente fra le dette Università di terra di Ceglie e della Città di Ostuni, viste infine le cose da vedere, considerate le cose da considerare tramite il magnifico signor V.I.D. Bruno Busale, Commissario per la Regia Camera, alle cose infrascritte specialmente Deputato, e udite le parti, con i loro magnifici avvocati e procuratori, fu per il medesimo previsto, decretato, determinato e dichiarato e definitivamente sentenziato, in quanto che per questa definitiva sentenzia, si decreta e si dichiara, si provveda e definitivamente si sentenzia che i confini che dividono il territorio della terra di Ceglie dal territorio della Città di Ostuni saranno e sono gli infrascritti= .

            Incominciare dal luogo verso San Vito (degli Schiavi) dal muro detto di Lerna, alias Ajena, e poi andare per diritto verso Borea fino alla Lama che è detta della Conga, e da detta Lama similmente verso Borea fino ad un altro luogo in cui c’è la cisterna detta di Maggio di Turi, verso Occidente per una via carrabile antica fino ad un muro, o meglio ai resti di un muro antico, che va verso la Croce del muro e da detta Croce del muro fino alla via che da Ceglie verso San Vito, e d a detta via verso Occidente fino ad un Casile sotto il Monte Calvo, vicino ad un muro antico, e da detto Casile verso Borea fino alla via che va verso Carovigno, e dalla via di Carovigno verso Borea fino al luogo detto Votano e da detto Votano verso Occidente per la Lama fino alla via di San Paolo e da detta via di San Paolo verso Occidente, fino ad una specchia antica in detta Lama e da detta specchia verso Occidente fino ad un ponte di Nora detto di Santa Lucia, e da detto ponte verso Occidente per detta Lama fino ad un’altra specchia, che è nella predetta Lama e da detta specchia verso Occidente per la medesima Lama fino al Metano, e da detto Metano prosegue verso Occidente attraverso certi ruderi di un muro antico fino alla palude di campo Orlando, verso l’antica via per la quale si andava da Ceglie a Monopoli, da detta via proseguire verso Occidente fino ad un varco del muro da dove si va verso la via di San Salvatore, e proseguire verso Borea e Occidente fino ad un luogo di Agiatina, e per la predetta Lama Agiatina verso Occidente, e Borea  fino alla via e al luogo in cui c’è una Croce in pietra (sebbene demolita) e da detta Croce in pietra proseguire similmente verso Occidente e Borea per la via di San Salvatore che va verso Martina fino alla fine della palude di Prociliano verso Occidente e da detta Palude proseguire verso altri confini. Ma poiché non riguarda il contenzioso fra le stesse Università, o meglio i beni tenenti delle stesse, non si dichiara. E perciò tutte le masserie, i possedimenti, le lame , le terre, e i territori esistenti e le cose esistenti entro detti confini verso Austro, e dalla parte sinistra corrono detti confini verso la terra di Ceglie; e pertanto degli di Pietro Biondo (diventerà poi Biondi), di Nicola Biondo, di Rosero Epicoco, degli eredi di Donato Epicoco, di Antonio Epifani, di Martino Antonio Clavica del Notaio Domenico Altavilla, di Rocco Matera, del magnifico Raffaele Protonobilissimo, del Notaio de Godefreda, del Notaio Antonio Colucci in luogo della magnifica Atonia Bacca, di Nicola Antonio Sinoecoris, o dei suoi eredi, il sig. Altavilla dell’arcipresbiterio di Santa Maria della Grazia, sebbene siti dentro i confini predetti sono accatastanti e (i beni) da accatastare nel Catasto di detta Università della terra di Ceglie, e (da cancellare) da detto Catasto della Città di Ostuni, e perciò i detti confini corrono verso Borea e verso la mano destra saranno e sono da accatastare e i (beni) da accatastare in detto Catasto della Città di Ostuni per la qualcosa con sentenza definitiva si condanna il Magnifico Francesco Hodroysio Procuratore della Università della Città di Ostuni, come Procuratore , e la detta Università di Ostuni come principale, e il Magnifico Andrea Aloysio, depositario, a dare, svincolare, e restituire al Magnifico Fulgenzio Gioia, signore della Magnifica Università della terra di Ceglie, come principale, tutta quella quantità di denaro che tramite i predetti particolari nominati e altri su istanza di detta Università di Ostuni sono stati depositati in possesso del Magnifico  Andrea come pegno, come garanzia, per i loro beni, e possedimenti siti nel territorio di Ceglie, e propriamente dentro i confini come sopra dichiarato, per cui con la medesima sentenza si condanna e si ordina che si restituisca, che nessuna delle parti ciò suo.

Bruno Busale, Commissario,  Crescenzo Cicala, Segretario.

Letta, confermata e pubblicata fu la presente sentenza oggi predetto giorno 12 giugno 1571.

 Nel detto Casale di San Vito davanti al Magnifico Francesco Hodroysio della Città di Ostuni  che contro di essa nella replica disse che appella la detta sentenzia, meglio decreto, e la dice nulla, ad ogni miglior modo: e al Magnifico Fulgenzio Gioia di Ceglie, che loda e ringrazia, e richiede l’esecuzione di detta sentenza, presenti come testi il Reverendo don Gianmaria de Presbiteris Arciprete di detto Casale di San Vito, e il Notaio Dionisio de Adamo di Francavilla e il Notaio Pietro Troimo di Brindisi, e il Magnifico Nicolao Busetta della Città di Tortona, per Crescenzio Cicala, Segretario della Regia Camera della Sommaria e segretario della causa predetta =.

Estratta la presente copia dal suo originale processo nella causa vertente fra l’Università della terra di Ceglie, e la Magnifica Università di Ostuni con la quale fatta collazione, concorda per Crescenzio Cicala parola per parola, fatta sempre salva una migliore collazione, e in fede mia maestro degli atti di detta Regia Camera si firmò, e il sigillo solito, e (consueto) appose.

Dalla medesima Regia Camera della Sommaria oggi 22 ottobre 1571.

Giovanni Battista Crispo, maestro degli atti.

 

 

            Noi qui sottoscritti Membri della Commissione Decurionale della Comune di Ceglie[2] in Otranto riuniti oggi 28 ottobre 1811 con la Commissione Decurionale della Comune di Ostuni, con l’intervento del Controloro  Sig. Antonio De Mola nei terreni del Sig. Camillo Cenci oggi Gaetano Oliva, o già Lama Fauzzo, affine di darci il nostro parere su la confinazione di detti terreni, ed a quale delle dette due Comuni appartenghino.

 

VISTA e letta sopra luogo nella copia autentica di una dichiarazione fatta nel 1100, dal Sig. Accardo, padrone allora di Ostuni a favore di Sire Pagano, padrone di Ceglie, nella quale si descrive l’antichissima confinazione di detti due Comuni, chiamando la via di San Vito, il Casile sotto Monte Calvo, e la via di Carovigno, quale Casile si è riconosciuto nelle sue ruine colla nostra ispezione oculare;

 

VISTA li riveli fatti per la formazione del Catasto in Ceglie nell’anno 1603, e nel 1627, dal Magnifico Donato Antonio Altavilla, dal Notaro Francesco Clavica, e da Beatrice Altavilla, dalli quali ha causa l’attuale possessroe Sig. Camillo cenci; nei quali riveli si chiama per confine la Massaria di Giovanniello, o già di Stefano Vitale, e la via di Carovigno;

 

VISTA una copia di decreto emanato in San Vito dal Consigliere Commissario Sig. Bruno Busale delegato della Regia Camera nel 1571, nel quale diffinitivamente fissano i confini che dividono il territorio di Ceglie da quello di Ostuni, nella seguente maniera:

Incidere a loco versus S.Vitum exclavorum, dicto parieti Lerna alias de Ajena, et inde ire per directuram versus Boream, usque ad Lamam, quae dicitur della Conca, et a dicta Lama similiter ad Boream usque ad alium locum, in quo est cisterna dicta de Maggio de Juri, et a dicta cisterna versus Occidentem per quondam viam Carretitiam usque ad parietem per vestigia parietis antiqui usque ad viam quae vadit a Cilio versus S.Vitum et a dicta via versus Occidentem usque ad quoddam Casile subter de Monte Calvo propre quoddam parietem antiqum, et a dicta Casile versus Boream usque ad viam, quae vadit s Cilio usque ad Carovinem”.

Nel qual decreto si legge parimenti l’oridne di levarsi dal Catasto di Ostuni  alcuni corpi, che si avevano appropriati, e fu finalmente condannata la Comune di Ostuni  a restituire ai Cegliesi la bonatenenza per quelli esatta.

 

CONSIDERANDO, che secondo la direzione indicata dai surriferiti confini non solo iterreni del Sig. Cenci, oggi in questione, devono assolutamente restare nel territorio cegliese, ma deve anche un pezzo di terreno, oggi della Massaria di Albizio  in Ostuni, ma rivelato in Ceglie, nel 1603, da Notaro Francesco Clavica sotto il nome di “Pezza dei ferri”.

 

CONSIDERANDO, che togliendosi dal territorio di Ceglie le dette terre in questione verrebbe a mancare alla Massaria di Camillo Cenci che era rivelata dall’Altavilla nel Catasto di Ceglie la contiguità alla via di Carovigno ed alla Massaria di Giovanniello cosa non posta mai in questione.

 

CONSIDERANDO che il paretone, che l’ostunesi pretendono per un segno di divisione dei due territori non è altro che una separazione dalle terre chiuse, ed arbostate dalle aperte, e nude di alberi, come moltissimi di paretoni si vedono in tutto il territorio cegliese, e se ne vedono di molti in quello di Ostuni.

 

CONSIDERANDO, che dato per ipotesi mancassero detti confini incontrastabili, e si riducesse la questione dubbiosa, a tenore dell’articola (non è riportato alcun articolo), detto terreno dovrebbe aggiudicarsi alla Comune più vicina.

 

CONSIDERANDO, che la Massaria  del Sig. Camillo Cenci e sue terre controverse sono distanti da Ceglie tre miglia, da Ostuni poi cinque miglia e più.

 

CONSIDERANDO, finalmente l’antico possesso di questa Comune di più secoli in esigere da dette terre il Catasto, quindi il Catasto, Decime, e doppia decima, e finalmente la tassa Fondiaria.

Siamo di parere non potersi mettere in dubio appartenere le suddette terre alla Comune di Ceglie per essere al di qua delli confini notati nelle cennate Scritture, e per le altre ragioni addotte.

 

NOTA:

 

CONSIDERANDO, che dato per ipotesi mancassero detti confini incontrastabili e si riducesse la questione dubbiosa, detti terreni si devono tenere alla Comune più vicina, o dove han pagato il Catasto a tenore della istruzioni sulla contribuzione fondiaria del 1 Gennaio 1807.

 

CONSIDERANDO che la Massaria del Sig. Camilla Cenci e sue terre controverse, sono distanti da Ceglie tre miglia, e da Ostuni cinque miglia e più, e che in Ceglie da più secoli furono accatastati e sempre Ceglie è stato nel possesso esigere il Catasto, Decima e doppia decima, le quattro decime, e finalmente la Fondiaria.

 

(ASBr., Scritture delle Università e Feudi – Serie I – Istrumenti e Liti – b.2 – fasc.3 – sottofasc.1)


 


[1] consultato

[2] senza predicato dal 1806 al 1864.

 

 

Pubblicato il  07/06/2004

           

 

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