Ceglie,
il Castello e i suoi proprietari
di Pasquale Elia
Il
castello ha visto un susseguirsi di famiglie dai Pagano, ai Drimi, dai
De Persona, meglio noti come de Matina, dal feudo Matino in provincia di
Lecce, ai De Tuzziaco, ai Pipino, ai Scisciò, Brancaccio, Dentice di
Saponara=Grumento Nova (Potenza), Sanseverino, Pignatelli di Marsico
Nuovo, Lubrano, Sisto y Britto, Verusio, odierni proprietari. Il
Centro del Borgo medioevale di Ceglie Messapica è il castello ducale
che con la sua torre quadrata, imprigionata recentemente da cinture
metalliche, domina imponente e superba fiera e maestosa sulle pianure
circostanti. La
fortezza ducale, dalle pareti grigie corrose dalle intemperie e
costellate da ciuffi di fichi e da cespi di parietarie, di cui alla data
odierna non abbiamo alcuna notizia certa di quando sia stata costruita né
tanto meno chi l'abbia fatta erigere, sappiamo solo, che nell'anno 1100
era abitata (attestato) dalla famiglia Pagano.
La costruzione è composta da un torrione, alto intorno ai 35
metri, di concezione, stile e fattura normanna (L. Fino, Monumenti
normanni in terra di Brindisi, in Miscellanea
di Studi pugliesi, Fasano 1984, vol. I, p.45; I.Conte-G.Scatigna
Minghetti, Ceglie Messapico,
Arte-Ambiente-Monumenti, Martina Franca 1987, p.78), potremmo
considerarla una sentinella che vigila sulla nostra città. E'
certamente il simbolo di questa città. Il colpo d'occhio per il
forestiero è spettacolare. E' il monumento più conosciuto ed ammirato
di Ceglie. La mole che svetta su tutto, mostra uno scenario ricco di
fascino e attesta una tradizione millenaria, che fa di ogni angolo di
Ceglie moderna un prezioso serbatoio di storia e di cultura. Completano
il fortilizio tre torri di forma circolare, di stile aragonese, una
delle quali collocata nei giardini degli appartamenti lungo il perimetro
esterno.
Sopra quelle torri rotonde prendevano posto, di sicuro, le
sentinelle le quali potevano spaziare con lo sguardo sulle vallate
circostanti con una visuale di oltre 180°. E' giusto far notare che
quelle vedette si intgravano a vicenda, ognuno di loro, infatti,
sovrapponeva il suo settore di vigilanza su gran parte di quello di
competenza dell'altra contigua. In questo modo l'eventuale nemico che si
avvicinava doveva per forza essere visto da almeno una sentinella.
L'osservazione nella direzione Nord-Ovest (Chiesa di Sant'Anna),
Ovest (Chiesa di San Rocco) e Sud-Ovest (Fedele Grande), un tratto di
ben oltre 180°, veniva assicurata dalla sentinella posta sulla torre
collocata nei giardini, la vigilanza della direzione Nord (Cisternino,
Ostuni), Est (San Vito), era affidata alla vedetta posta sulla torre
aragonese che si trova nei pressi della porta del Monterrone,
mentre la sentinella posta sulla torre rotonda all'inizio della porta dell'arco della Croce
assicurava la vigilanza a Sud. Infine un'altra sentinella prendeva posto
all'interno di un vano collocato sopra la porta
di Giuso. Se
volessimo proprio azzardare qualche ipotesi sulla data della costruzione
del castello dovremmo concludere che esso fu realizzato tra il 1070,
conquista del Salento da parte delle truppe vichinghe e, il 1100,
abitato già dai PAGANO, ma potrebbe anche essere di datazione più
antica (Longobarda?). Il
maniero fu ingrandito tra il 1250 e il 1300 con le costruzioni addossate
alla torre di cui sopra e quindi furono aggiunte al complesso, in punti
strategici, le torri rotonde laterali, ritenute idonee alla difesa oltre
che all'osservazione. Tutti gli altri rimaneggiamenti successivi furono
effettuati, a mio avviso, in funzione di quella superba torre quadrata. Il
perno del fortilizio era, dunque, quel torrione. La fortificazione, così
come ci appare oggigiorno, risulta molto più idonea alle esigenze
belliche medioevali più che rinascimentali. Se
riteniamo giustificata la data di costruzione ipotizzata (1070-1100), il
merito di quella maestosa struttura non può essere attribuito ai
Sanseverino, essi difatti arrivarono a Ceglie circa quattro secoli dopo
(1484, Antonella Dentice, moglie di
Tommaso Sanseverino). Monumentale
davvero quella torre quadrata, sulla cui sommità fu installato, nel
1874, un punto trigonometrico, tra l'altro, ben visibile da Piazza
Plebiscito. In quel punto sono registrate le coordinate geografiche di
Ceglie: 17° 31' 00''
long. Est - 40° 38' 43'' lat. Nord. Dall'alto della
costruzione si può osservare tutto il basso Adriatico e il Canale
d'Otranto. Una vedetta posta sul quel manufatto poteva scrutare
l'avvicinarsi di imbarcazioni saracene. Solo
la cupola della Chiesa Madre raggiunge quasi la sua stessa altezza. E'
molto raro trovare una torre così alta in altri castelli italiani di
quel periodo. Già vista da lontano, quella costruzione doveva suscitare
nel nemico, preoccupazione e rispetto, ma soprattutto doveva incutere
timore. E sicuramente faceva paura. Un
ampio portale ad arco a tutto sesto con volta ad ogiva, immette nel
cortile lastricato del castello. All'interno dell'ingresso, a destra, a
qualche metro dal portone, una piccola rampa di scale conduce in alcuni
locali con una veranda che si affaccia sul sagrato della Chiesa Madre.
Potrebbe essere stato il Corpo di guardia dove pernottava il personale addetto alla
vigilanza. Nel
cortile, a destra quasi sotto la scalinata di rappresentanza un portone
porta nelle scuderie, dove non molti anni fa, erano ben visibili le
greppie per i cavalli e più all'interno gli alloggi per il personale
addetto. A
sinistra, sempre nel cortile, una ripida scala addossata alla parete
della torre conduce agli appartamenti posti sull'ingresso. Anche questi,
con una veranda a triplice arco, si affacciano sul sagrato della Chiesa
Madre. Ai piedi di questa scalinata, un pozzo con ai lati due colonne in
granito che sorreggono una traversa che teneva una carrucola. Quelle
colonne di antica fattura e di materiale diverso da quello del castello
potrebbero provenire dal portico della preesistente Cappella abbattuta
quando fu costruita la Chiesa Madre, nel 1521, oppure appartenere ad un
vecchio Tempio (pagano?). Dai
giardini del castello attraverso una porta, odierno civico 52, di Corso
Garibaldi, la famiglia ducale utilizzava una piscina di proprietà della
Chiesa Madre. Infatti il duca pagava un censo annuo corrispondente a
poche decina di lire odierne (ASBr., Notaio Tommaso Lamarina, a.1748,
C.300.inv.III.3.1.X.7). La
cittadina, nel corso degli anni si sviluppa, come tutte le città
medioevali, all'interno delle mura, proprio ai piedi di quella torre,
verso Est soprattutto. E' come se il feudatario, anche in questo,
volesse dimostrare di essere l'utile signore e padrone.
Tutte
le stradine partono dall'ingresso del castello e a semicerchio tutte
raggiungono la Piazza (vecchia). Per
quanto riguarda la descrizione dell'interno del fortilizio vedi Isidoro
Conte in Ceglie
Messapico, arte-ambiente-monumenti, Martina Franca 1987, p.17.
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