L'ospizio dei Padri carmelitani di Pasquale Elia
Verso la fine del XVII secolo il Canonico don Santo
Nannavecchia, per sua devozione verso la Madonna del Carmine, inviò una
richiesta all'allora Vescovo di Oria, Monsignor Carlo Cuzzolino per
sollecitare l'apertura di un ospizio intitolato alla Vergine Santissima
del Carmine.
Egli così scriveva al vescovo: Il
Canonico D. Santo Nannavecchia della Terra di Ceglie, humilissimo
suddito, e perpetuo Oratore di V.S.Ill.ma con suplica humilmente espone
a V.S.Ill.ma come per sua Devotione desidera fondare un ospitio in detta
Terra sotto il titolo della Vergine Santissima del Carmine, tanto
maggiormente che questo popolo n'e molto Devoto, come anco per maggior
commodità de Religiosi di detto Ordine, che il detto riceverà per
gratia….
In effetti il richiesto convento fu costruito,
nel 1696, fuori le mura, nella zona ora meglio conosciuta come Largo
Ospizio, gestito dai
Padri Carmelitani con sede in Martina.
La costruzione di quel convento fece insorgere (si fa per dire) i
Padri Cappuccini, i quali lamentarono al Procuratore Generale
dell'Ordine che la presenza dei Carmelitani nella nostra città avrebbe
fatto diminuire l'afflusso delle elemosine a loro favore.
Anche il Clero locale deve avere avuto le stesse preoccupazioni
dei Cappuccini tanto che tra i frati Carmelitani e il Capitolo i
rapporti non furono mai dei migliori.
Nel 1721, intanto, i Padri Carmelitani erano
decisamente entrati nella vita della comunità cegliese e convinti di
questo chiesero che la Cappella del loro convento fosse trasformata in
chiesa pubblica. Avevano fatto, come suol dirsi, il conto senza l'oste
perché il Capitolo locale opponeva un accanita resistenza, e, per tale
motivo la crepa che di già esisteva di vecchia data tra il Clero e i
Padri Carmelitani risultò in seguito insanabile.
E' noto che il 20 febbraio 1743 il Salento fu colpito da una
fortissima scossa tellurica con epicentro nel Canale d'Otranto, e tra le
città più colpite purtroppo risulta, tra le altre, anche la nostra
Ceglie. Si lamentarono enormi danni alle infrastrutture, tra cui
l'ospedale dell'epoca tanto che a dicembre di quello stesso anno fu
necessaria la riedificazione e
ristrutturazione dell'ospedale. Anche la Chiesa Madre (quella
costruita nel 1521) subì molti danni,e non molti anni dopo difatti fu
decisa la costruzione di quella che noi oggi ammiriamo.
Devo supporre pertanto che il convento dei Padri Carmelitani deve
aver subìto irreparabili danni, infatti, per i motivi di cui sopra, nel
1746, la struttura fu abbandonata e i Carmelitani scomparvero
definitivamente da Ceglie.
Quell'istituzione,
per circa cinquant'anni, in una comunità povera come quella nostra di
quei tempi, svolgeva una meritevole e caritatevole azione verso quelle
persone anziane e non le quali vivevano sole e/o ammalate o mancavano
addirittura dei più elementari mezzi di sostentamento.
Potremmo paragonarla alla odierna organizzazione Caritas.
La popolazione cegliese apprezzava e stimava quei frati a tal
punto che un pio benefattore aveva donato loro un appezzamento di
terreno (ASBr., Platea S.
Domenico……a. 1744, piante geometriche; C.R.S.E.C. n°21, Terre
Celiarum del Galdo Hydruntini Provincia, Oria 1997, p. 75),
costituendo la cosiddetta Grància. Quel
terreno era ubicato dove ora sorge il complesso ospedaliero per
neuromotolesi. Il
comportamento dittatoriale del Clero locale non deve essere però una
sorpresa per noi cegliesi. Identico atteggiamento fu usato nei confronti
dell'istituzione a parrocchia della chiesa di San Rocco. Furono
necessari ben cinquant'anni prima che il Capitolo locale acconsentisse. Dalla cartina sopra citata possiamo ricavare una informazione molto importante. La strada che allora da Ceglie conduceva a Carovigno è l'odierna rotabile che costeggia la Casa di riposo San Giuseppe, sale alla contrada Tamburro e proseguendo conduce a Carovigno.
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